Palma Campania 1986, una colata rapida di fango causa 8 vittime. Per 20 anni niente, poi con i poteri straordinari si realizzano opere… inutili

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Un approfondimento sull’alluvione di Palma Campania nel 1986

Nel pomeriggio del 22 febbraio 1986 dal versante a sud dell’abitato di Palma Campania, in località Crocelle ai margini della pianura campana e di fronte al Somma-Vesuvio a monte della Strada provinciale per Sarno, una colata rapida del volume di circa 15.000 metri cubi ha distrutto due abitazioni alla base del versante causando ben 8 vittime.
La mattina seguente mi recai con alcuni colleghi ad effettuare rilievi geoambientali scattando le foto che sono allegate in una figura successivamente riportata.
Per 12 anni nessun intervento degno di rilievo è stato eseguito se non qualche originale muro e una strada nella parte alta del versante.
Nel giugno 1998 dopo gli eventi franosi catastrofici del Sarnese mentre stavamo effettuando delle osservazioni con alcuni colleghi statunitensi nella zona di distacco della colata del 1986, un collega che aveva visitato quel sito alcuni giorni prima si accorse della presenza di alcune lesioni ampie e profonde che interessavano i sedimenti sciolti a valle della stradina prima citata. Prontamente interessò i responsabili della sicurezza idrogeologica dell’epoca e… per poco non venivamo arrestati!
Nella figura 2 si riporta schematicamente la zonizzazione della colata di fango con l’evidenziazione dei due edifici distrutti (A) sovrapposta ad una foto tratta da Google Earth del 2013 nella quale si vedono le opere realizzate per la difesa dalle colate rapide di fango
Nella figura 3 a sinistra è rappresentata una foto aerea precedente alla frana del 1986 dove è possibile individuare gli edifici A distrutti dalla colata e quelli B e C appena sfiorati e danneggiati dal cumulo di frana frontale come si nota nella immagine centrale scattata dopo l’evento e nelle immagini a destra scattate dallo scrivente il giorno dopo il disastro.
Verso la fine della prima decina di anni del terzo millennio mentre vigeva il Commissariato Straordinario per il dissesto idrogeologico istituito dopo gli eventi franosi del sarnese, sono state realizzate delle opere alla base del versante in località Crocelle per la difesa dalle colate rapide di fango.
Incuriosito dalla originale ubicazione delle citate opere ho acquisito informazioni; reperibili in rete, sulle loro caratteristiche.

11233127_861531993924750_253221619_oIl versante Crocelle è impostato su rocce carbonati che immergenti verso est che sono coperte da suolo e piroclastici attribuibili alle varie eruzioni del Somma e del Vesuvio. Nella parte alta lo spessore della copertura sciolta (essenzialmente suolo di tipo andico) non incastrata nel substrato è esigua variando da alcune decine di cm ad oltre un metro. Nella parte medio bassa lo spessore delle piroclastiti aumenta sensibilmente fino ad oltre 15 metri di pomici, sempre al di sotto di circa 1 m di spessore di suolo, come ha evidenziato l’erosione attuata dalla colata di fango.
Gli elaborati ufficiali del PAI redatti dall’Autorità di Bacino competente evidenziano che lungo il versante non si ha deflusso superficiale di acqua e conseguentemente non esiste una pericolosità idraulica. Il Citato Pai (di cui si riporta uno stralcio nell’immagine a destra della prima figura) evidenzia che, ovviamente, il versante è interessato da pericolosità da frana di tipo colata rapida di fango come quella avvenuta nel febbraio 1986.

Le opere realizzate alla base del versante Crocelle per la difesa idrogeologica dalle colate rapide di fango consistono in:
– sei trincee drenanti, realizzate a valle di una stradina esistente, per la raccolta dei deflussi idrici provenienti dal versante e di eventuali colate di fango. Le trincee si snodano lungo le curve di livello in modo da minimizzare i volumi di scavo. La realizzazione è prevista con paratie di pali accostati;
– una strada di servizio per gli interventi di vigilanza e di manutenzione subito a valle delle trincee;
– una vasca di circa 1.200 mc realizzata con una paratia di pali accostati, con funzione di invaso ed assorbimento parziale dei volumi idrici e dei volumi di materiale solido mobilizzati da una colata;
– interventi complementari, interessanti le aree di versante, le aste terminali degli impluvi, la stradina
esistente e le canalizzazioni subito a monte delle trincee stesse: -riprofilatura delle scarpate e sistemazione con geocomposito tridimensionale rinforzato da rete metallica e idrosemina; -riempimenti con materiale proveniente dagli scavi, opportunamente selezionato e vagliato; -gabbioni in pietrame, con filtri a tergo su geotessuto drenante; -strutture di sostegno, ove necessarie, di tipo
terramesh e geotessuto drenante; -ripristino funzionale delle briglie, in pietra naturale, esistenti sugli impluvi dei bacini; -realizzazione di quattro nuove briglie, di consolidamento e trattenuta; -realizzazione nella parte terminale degli impluvi naturali, interventi diffusi (sistemazione del fondo e delle sponde mediante georete antierosione e materassi tipo Reno) e concentrati (briglie, gabbionate); – sistemazione dei versanti con barriere paramassi e disgaggi.

Appare evidente la “originalità” delle opere realizzate che dovrebbero difendere l’area antropizzata alla base del versante da eventuali colate rapide di fango di volume simile a quello del fenomeno del 1986 che solcano il versante ad una velocità di alcune decine di chilometri all’ora.

Tali opere sarebbero attraversate perpendicolarmente da eventuali flussi che le interesserebbero per un tratto parallelo alle curve di livello della larghezza di circa 20 m. Nella figura 4 è riportata una sezione tipo dell’opera (trincea) che dovrebbe avere un ruolo strategico nella difesa dalle colate rapide di fango.
Come si nota il fronte del flusso fangoso riempirebbe questo tratto di trincea con circa 1500 mc per cui la quasi totalità del fango continuerebbe a scorrere veloce verso la sottostante area antropizzata.

E’ parere dello scrivente che sia stata realizzata una difesa valida per un altro nemico.
Difesa molto costosa, dotata di tutti i visti necessari e le validazioni scientifiche necessarie ma…inutile a garantire la sicurezza dalle eventuali colate rapide di fango.
Si tratta di opere progettate e realizzate con i “poteri speciali commissariali” tanto utilizzati per spese disinvolte e rapide i cui benefici reali per i cittadini sono molto inconsistenti.
Lo sblocca Italia prevede grandi opere da realizzare con i poteri speciali?
Speriamo “che noi ce la caviamo” oltre che a fornire il denaro pubblico per favorire caste e lobby varie che già si leccano i baffi in previsione dei lauti “pranzi integrati!

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