Previsioni Meteo: fine Maggio all’insegna del fresco e dell’instabilità, tanti temporali dalle Alpi agli Appennini

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Ci attende un fine Maggio all’insegna del fresco e dei temporali, maggiormente frequenti fra regioni settentrionali e Appennino

Stavolta c’è poco da fare. L’ultima decade del mese di Maggio si chiuderà sotto l’insegna del clima instabile e molto fresco su gran parte delle nostre regioni. Come prospettato in questa fase i promontori anticiclonici di matrice sub-tropicale (sia di origine oceanica che nord-africana) si terranno a debita distanza dal bacino centrale del Mediterraneo, il quale diverrà sede di una “lacuna barica” lasciata in eredità dalla circolazione depressionaria che si è appena isolata sui mari attorno l’Italia.

z12t_002L’assenza di solide figure bariche dinamiche stabilizzanti sarà sinonimo di una terza decade di Maggio instabile, soprattutto sulle regioni centro-settentrionali, con lo sviluppo quasi quotidiano di rovesci e intensi temporali di calore pomeridiani. Specie lungo la dorsale appenninica e l’area alpina e prealpina, dove i temporali che si origineranno nelle ore centrali del giorno, gonfiandosi ulteriormente, tenderanno a sconfinare sulle aree pedemontane, interessando con piogge e improvvisi acquazzoni pure le sottostanti pianure. A tratti i fenomeni temporaleschi, in particolare fra oggi e il pomeriggio di domani, assumeranno forte intensità, dando luogo a locali nubifragi e occasionali grandinate, specie nelle zone interne dell’Appennino settentrionale e sulle zone pedemontane del nord Italia, con chicchi di piccole e medie dimensioni, accompagnati da una intensa attività elettrica e tuoni veramente fragorosi. Tutto per merito dell’intenso “gradiente termico verticale” (forti contrasti termici in seno alla colonna d’aria) lasciato in eredità dalla depressione che si è appena isolata fra la Corsica e il Tirreno settentrionale.

Quest’ultima andando alla deriva verso il Tirreno centrale e le regioni centro-meridionali, pur iniziando a colmarsi, renderà la colonna d’aria piuttosto instabile, favorendo lo sviluppo di un diffuso “forcing” convettivo (correnti ascensionali piuttosto intense) su buona parte delle nostre regioni. Purtroppo anche durante il weekend la presenza di una moderata curvatura ciclonica delle correnti e di un nucleo di aria fredda di vecchio origini polari marittime in quota manterrà in vita le condizioni ideali all’attività “termoconvettiva” sui rilievi e sulle aree interne delle regioni settentrionali e centrali, favorendo lo sviluppo di grosse “Cellule temporalesche” e locali sistemi convettivi “Multicellulari”, composti dall’aggregazione delle singole “Cellule temporalesche” fra di loro nella fase di espansione e maturazione.

La maggior parte dei temporali che vedremo in azione in questi giorni, fra le Alpi, le regioni centro-settentrionali e i rilievi della dorsale appenninica, avranno quasi tutti una chiara origine termica. Questo tipo di temporali, associati all’instabilità dell’aria (e non a fronti specifici o perturbazioni veramente organizzate), si formano frequentemente nella stagione calda, fra la primavera, l’estate e la prima parte della stagione autunnale, nelle regioni dove l’innesco dei moti convettivi (correnti ascendenti) è agevolato da estese calme orizzontali delle masse d’aria e dall‘intensa e prolungata insolazione diurna. Quando un’area piuttosto umida viene esposta al lungo ad un forte riscaldamento, indotto dalla forte insolazione, l’aria umida preesistente presso il suolo tende ad ascendere verso l’alto, sviluppando dei cumuli piuttosto elevati, dall’aspetto torreggiante. In sostanza l’intenso riscaldamento del suolo può formare delle grosse bolle d’aria più calda, rispetto a quella circostante, che tendono a salire verso l’alto andandosi a raffreddare negli strati superiori e condensando gran parte del vapore acqueo in esse contenuto.

Si vengono così a creare le cosiddette “termiche“, intense correnti ascensionali che si espandono verso gli strati più alti della troposfera, anche sopra i 10-12 km alle nostre latitudini (a quote ben più alte sui tropici e all’equatore). Durante la giornata, il movimento ascendente delle masse d’aria, legato alle “termiche“, e l’instabilità atmosferica aumentano in modo sensibile. Tale situazione favorisce l’addensamento di masse cumuliformi, le parti superiori si innalzano sempre più, mentre le basi si anneriscono. In questa fase la nube comincia ad assumere la forma di un grosso congesto che si evolve successivamente in cumulonembo, con la classica incudine lungo la sommità dell’imponente nube verticale. Dalla parte superiore sfuggono dei filamenti fibrosi che vengono chiamati “falsi cirri”. Qualche volta, in presenza di cumulonembi molto intensi, i “falsi cirri” possono formare un velo di cirrostrati attorno l’incudine del cumulonembo. Proprio in questo momento ha inizio il temporale, il quale avanza lungo la direzione media dei venti prevalenti nella media atmosfera, attorno i 5000-6000 metri di quota.

Dopo circa 30-60 minuti, ma alle volte possono trascorrere anche un paio di ore, la nube diminuisce progressivamente di volume e le precipitazioni cessano assieme all’attività elettrica. Quando la corrente ascendente che ha formato il cumulonembo si arresta, per la compensazione dello squilibrio termico che ha alimentato i moti ascensionali (tale compensazione può essere determinate dalle stesse precipitazioni), la parte superiore di quest’ultimo si sfalda in più pezzi formando dei banchi di altocumuli e nubi cirriformi in quota che vengono disperse dai venti regnanti nella media e alta troposfera. Nella nube, all’inizio del temporale, si contrappongono ben due correnti adiacenti, una ascendente e l’altra discendente, denominate rispettivamente “updraft” e “downburst” (molte volte scambiati erroneamente per trombe d’aria o fenomeni vorticosi). Al suolo, attorno alla zona dove si concentrano le precipitazioni, regnano correnti aeree divergenti, che con l’andar del tempo, nella fase finale, estinguono ad ogni livello i moti ascendenti e così si stabilisce un generale moto discendente che dai medi livelli si butta verso la base, perdurando fino al cessare della precipitazione.

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