La crisi del vortice polare potrebbe aprire le porte verso un’estate particolarmente dinamica, ma ancora sono tante le incertezze a riguardo
Continua questo periodo meteo/climatico, tipicamente caratteristico della primavera, di continui alti e bassi, fra ondate di calore anticipate e prolungati periodi instabili e piuttosto freschi, proprio come quello che stiamo vivendo in questi ultimi giorni. Del resto, come avevamo predetto non più di un mese fa, il proseguo della stagione sarà caratterizzato dalla persistenza di questa “altalena termica”, fra fasi calde e soleggiate, a tratti anche particolarmente intense per la stagione, inframmezzate da rapide incursioni di aria più fresca e umida dalle latitudini nord-atlantiche, o dall’Europa settentrionale.
Molto probabilmente questi continui alti e bassi delle temperature, potrebbe essere ragionevolmente spiegato in seno ad un complesso schema circolatorio emisferico che comincia a risentire dei primi effetti di “El Niño”, in fase di accentuazione sul Pacifico centro-orientale, è della “QBO” orientale (fase negativa), attualmente in azione. Difatti, mentre “El Niño”, in fase di intensificazione sul Pacifico centro-orientale, favorirebbe un incremento delle ondate di calore verso le medie latitudini, la “QBO-“, al tempo stesso, si associa ad un vortice polare spesso disturbato che agevola significativi rallentamenti delle correnti zonali, alle medio-alte latitudini, con la conseguente instaurazione di flussi meridiani (veloci scambi di calore fra tropici e polo). Al contempo bisogna anche fare i conti con un vortice polare troposferico sempre più debole e instabile, duramente debilitato dal “final warming” d’inizio primavera.
In questo caso il vortice polare si presenta posizionato con i propri elementi leggermente fuori asse rispetto la sua posizione geografica ordinaria, suddividendosi in più “lobi”, generalmente due o tre, che scivolano verso latitudini più meridionali, fino a coinvolgere le regioni temperate dove originano intense avvezioni. Ormai da diverse settimana la figura del vortice polare mostra evidenti segni di debolezza, con quest’ultimo suddiviso in due o più “lobi” secondari che tendono a spostarsi verso le coste della Siberia settentrionale e l’Arcipelago Artico canadese. Le recenti ondate di caldo, seguite da intense ondate di freddo che hanno riportato la neve e temperature largamente sottomedia, anche sotto i +0°C, fra la regione degli Urali, la Siberia orientale (ancora per gran parte innevata) e persino la Mongolia, sono la prova che questa circolazione ad onde lunghe si è ormai ben collaudata sull’intera area euroasiatica.
Del resto l’indebolimento delle correnti occidentale si avverte soprattutto alle quote medio-alte della troposfera, con un forte rallentamento del ramo principale della “getto polare”, che sovente si presenta fra i 30° e i 60° di latitudine nord e sud, ai confini fra la Cella di Hadley e la Cella di Ferrel. Perdendo buona parte della sua forma il “getto polare”, per una nota legge fisica, comincia ad ondularsi su se stesso creando delle grandi onde su scala planetaria, meglio note come le “onde di Rossby”. Le “onde di Rossby”, lunghe da 1.000 a 10.000 km, si formano con una precisa successione di tempi e tendono a muoversi da ovest verso est, con una velocità di propagazione che è direttamente proporzionale alla loro lunghezza e alla velocità media di spostamento delle correnti nell’alta troposfera.
Questo rallentamento del flusso zonale sta comportando l’istaurazione di pattern atmosferici persistenti, con una continua alternanza tra saccature e promontori anticiclonici distesi lungo i meridiani che influiscono pesantemente sulle dinamiche atmosferiche, prolungando le fasi perturbate come i periodi siccitosi o le ondate di calore o di freddo. Tale persistenza può dare luogo a pesanti ondate di caldo, intense avvezioni fredde, siccità o situazioni meteorologiche estreme, come eventi alluvionali e prolungati periodi di maltempo, che possono rimanere “stabili” per più giorni, settimane o addirittura mesi interi. Inoltre la presenza di una circolazione che si sviluppa lungo i meridiani, dovrà fare i conti con l’aumento dell’energia in gioco.
Le irruzioni di aria fredda, a seguito del passaggio delle saccature, scivolando di latitudine si troveranno a scontrarsi con masse d’aria sempre più calde, indotte dal maggior soleggiamento di stagione, favorendo così lo scoppio di temporali particolarmente violenti. Insomma, quello che tenderà a delinearsi sarà un contesto meteo/climatico molto instabile, dinamico e per certi versi inaffidabile, specie per quanto riguarda l’evoluzione modellistica elaborata verso il medio-lungo termine.