Numerose le iniziative di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, sottolineando l’importanza della prevenzione
Dal 18 al 25 maggio 2015 si celebra la Settimana Mondiale della tiroide, volta a sensibilizzare l’opinione pubblica e il mondo scientifico sui crescenti problemi legati alle malattie della tiroide. L’evento è promosso e organizzato, in Italia, dall’Associazione Medici Endocrinologi (AME), dalla Società Italiana di Endocrinologia (SIE), dall’Associazione Italiana della Tiroide (AIT), dalla European Thyroid Association (ETA) e dalla Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP), in collaborazione col Comitato delle Associazioni dei Pazienti Endocrini (CAPE).
Durante questa settimana, in Italia, si tengono eventi di sensibilizzazione comprendenti incontri informativi sulla tiroide, come convegni e seminari gratuiti, presso università, ospedali e varie strutture pubbliche, tenuti da medici specialisti e, in alcuni ambulatori, sono previste visite gratuite per discutere della iodoprofilassi e delle patologie legate alla sfera tiroidea. La Fondazione Cesare Serono, inoltre, invita tutti gli utenti del web a partecipare attivamente alla campagna Tiroide in Primo Piano con l’obiettivo di una sensibilizzazione capillare e mirata che passi attraverso i social network: basta scattare un selfie con una farfallina, simbolo della tiroide, e postarlo sul proprio profilo Facebook o Twitter scrivendo #Tiroideinprimopiano. I migliori selfie potranno vincere uno shooting fotografico professionale direttamente da un fotografo di celebrità e le foto potranno essere esposte in una mostra web di ritratti d’autore.
Il tema conduttore della Settimana Mondiale della tiroide è: “Poco sale ma iodato: la prevenzione della malattie tiroidee si fa mangiando sano”.Lo iodio, infatti, è un micronutriente essenziale per il corretto funzionamento della tiroide. Dato il suo scarso contenuto negli alimenti, è necessario che l’alimentazione quotidiana sia quanto più possibile varia e preveda il consumo di pesce almeno 1-2 volte alla settimana. Contemporaneamente, però, va integrata da quantità di iodio aggiunto. A questo scopo, un valido strumento è rappresentato dal sale arricchito di iodio, indicato comunemente col termine di “sale iodato”. Nel nostro Paese e nella maggior parte dei Paesi europei, si raccomanda di mantenere il consumo giornaliero di sale sui 3-5 grammi per ridurre l’impatto negativo che l’eccessivo consumo di sale esercita sulla pressione arteriosa e sulle malattie cardiovascolari.
Il fabbisogno di iodio è particolarmente elevato per le donne in gravidanza e per i bambini. Secondo le stime attuali, infatti, un neonato su 3mila nasce con una forma di malattia tiroidea. In età adulta, le donne sono molto più soggette alle malattie tiroidee rispetto agli uomini. Tra le malattie tiroidee più frequenti: il gozzo, che indica l’aumento di volume e peso della tiroide e si manifesta come un rigonfiamento più o meno evidente e simmetrico del collo; l’ipertiroidismo, condizione in cui la tiroide libera grandi quantità di ormoni tiroidei in quanto funziona più del dovuto; l’ipotiroidismo, in cui, al contrario, la tiroide funziona poco e c’e’ carenza di ormoni tiroidei; tumori, anche se solo lo 0,3% dei noduli è una neoplasia maligna. In caso di noduli maligni, i carcinomi più comuni sono gli adenocarcinomi papillari o papillari follicolari (misti) che rappresentano circa il 60% dei tumori maligni della tiroide. Tra le altre malattie tiroidee, troviamo: la tiroidite di Hashimoto e la tiroidite post-partum. Quest’ultima si presenta nel 5-9% delle donne subito dopo aver partorito ed è solitamente una condizione transitoria.
I sintomi delle malattie tiroidee sono aspecifici, ossia comuni a molte patologie, per cui talvolta è difficile individuare e identificare un problema come dovuto a una disfunzione della tiroide. Tuttavia, occorre ascoltare i campanelli d’allarme, rivolgendosi al medico di famiglia che, se lo riterrà opportuno, prescriverà l’effettuazione di dosaggi ormonali per valutare il corretto rilascio degli ormoni tiroidei. Sarà compito dell’endocrinologo, invece, interpretare e investigare eventuali risultati poco chiari. Tra i sintomi più frequenti: aumento di peso in situazioni di ipotiroidismo, dimagrimento nell’ipertiroidismo. Inoltre, astenia e adinamia, ossia perdita di energia e forza muscolare, alterazioni della sfera psico-intellettiva (disturbi della memoria, sonnolenza, difficoltà di concentrazione, pensiero rallentato, scarso rendimento scolastico o lavorativo nell’ipotiroidismo; insonnia, nervosismo e sbalzi d’umore nell’ipertiroidismo); intolleranza al freddo nell’ipotiroidismo, elevata sensibilità al caldo nei soggetti con eccessiva produzione ormonale tiroidea. Nelle persone affette da ipotiroidismo, inoltre, la superficie cutanea è fredda, secca e ruvida con ferite che tardano a rimarginarsi, unghie fragili che crescono lentamente, capelli deboli e opachi. Al contrario, nei casi di ipertiroidismo, la cute si presenta umida e calda e anche in questo caso si manifestano alterazioni degli annessi cutanei come capelli e unghie. Inoltre, in caso di ipertiroidismo si ha un aumento delle contrazioni intestinali con produzione di feci non formate; al contrario, nell’ipotiroidismo può manifestarsi stipsi.
Per comprendere se la tiroide funziona correttamente, occorre sottoporsi ad una visita che valuti obiettivamente lo stato generale e locale della tiroide, verificando la dimensione dei lobi, la simmetria o l’asimmetria, cicatrici, vene, deviazioni tracheali, la fissità o meno durante la deglutizione. La palpazione valuta la consistenza del parenchima e consente di esaminare se la tiroide è di consistenza normale, se l’eventuale gozzo è diffuso o nodulare, uni o multinodulare. L’auscultazione della tiroide, invece, valuta un eventuale soffio sistolico. Tra le indagini di laboratorio: TSH, fT4, fT3, Anticorpi anti TPO (antipireoperossidasi), Anticorpi anti TG (anti tireoglobulina), anticorpi anti recettori TSH, Vitamina 25OHD, Vitamina A (retinolo), calcemia , fosforemia.
La diagnostica per immagini, invece, comprende: l’ecografia, considerata l’indagine di primo livello, che permette di definire la dimensione e la struttura morfo-strutturale ed è utile per riconoscere la presenza di noduli senza valutarne pienamente la natura benigna o maligna; la scintigrafia tiroidea, che permette di dirimere la natura di un nodulo o di più noduli tiroidei, valutando se tali neoformazioni sono “calde” o opercaptanti e funzionanti tendenzialmente benigne o “fredde” o ipocaptanti e tendenzialmente maligne. Il prelievo con ago per via percutanea fornisce una diagnosi della natura benigna o maligna della lesione tiroidea e della natura istopatologica dei noduli.