“Siamo una delle categorie più esposte al rischio di denunce. Possiamo mettere la nostra esperienza al servizio della collettività. Chiediamo alla Lorenzin di coinvolgerci nell’organismo che deve elaborare soluzioni al boom del contenzioso medico-legale”
“I ginecologi italiani non condividono la scelta del ministero della salute di non coinvolgere ufficialmente le società scientifiche nell’istituzione della commissione sulla responsabilità professionale e la medicina difensiva. In questo organismo, fra l’altro, non è stato inserito nemmeno un ginecologo”. E’ quanto affermano i prof. Paolo Scollo (Presidente Nazionale della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia SIGO), Vito Trojano (Presidente Nazionale Associazione Ostetrici Ginecologi Italiani AOGOI) e Nicola Colacurci (Presidente dell’Associazione ginecologi Universitari Italiani AGUI). Nelle scorse settimane il Ministro Beatrice Lorenzin ha insediato il nuovo organo collegiale che deve elaborare soluzioni al boom del contenzioso medico-legale e l’eccessivo ricorso a esami e accertamenti inutili. “I suoi componenti sono tutti stimati professionisti e non mettiamo in dubbio il loro valore – aggiungono i presidenti SIGO, AOGOI e AGUI -. Ma su un organismo così delicato ci saremmo aspettati una consultazione preliminare con le società scientifiche che rappresentano i professionisti della salute e che ogni giorno vivono in prima linea, e sulla loro pelle, i problemi legati a questi aspetti cosi delicati”. “Oltre a ciò – sottolineano Scollo, Trojano e Colacurci – ancora più grave è la totale assenza dei ginecologi. La nostra è una delle categorie più esposte al rischio di cause legali da parte dei pazienti. Da molti anni denunciamo questo clima da caccia alle streghe che sta rendendo sempre più difficile il nostro lavoro e rischia di minare il rapporto medico-paziente. Nei nostri congressi, convegni e riunioni abbiamo discusso insieme di questi problemi elaborando una serie di proposte concrete che potrebbero salvare il sistema sanitario nazionale. Ricordiamo, infatti, che oltre il 98% delle cause contro i camici bianchi termina con un’assoluzione o archiviazione. E la medicina difensiva costa all’intera collettività più di 12 miliardi – concludono Scollo, Trojano e Colacurci -. Possiamo mettere la nostra esperienza al servizio della collettività e per questo chiediamo al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin di coinvolgerci nella commissione”.