I nuovi bio-robot includono sensori addizionali per misurare sostanze disciolte come ossigeno, azoto, clorofilla e particelle diffuse
Un equipaggio internazionale di scienziati e’ in navigazione nell’Oceano Indiano, al largo dell’Australia occidentale con il compito di posizionare una rete di bio-robot galleggianti che raccolgono dati sulla quasi sconosciuta biologia dell’oceano. I bio-robot sono equipaggiati per rilevare dati legati alla biologia dell’ecosistema, come le materie organiche, e vengono calati entro le cosiddette correnti di vortice, masse di acqua in rotazione, nell’area fra l’isola australiana di Christmas e il Madagascar. Nel progetto congiunto dell’Ente australiano di ricerca Csiro, il dipartimento di scienza e tecnologia del governo indiano e la Fao, i congegni viaggeranno sotto la superfice per misurare cambiamenti nella chimica e biologia degli ecosistemi marini, prima di riemergere per trasmettere i dati a un satellite. Da circa 10 anni vi sono gia’ circa 3600 sensori galleggianti Argo operanti in aree di oceano aperto, che forniscono dati in tempo reale su temperature e salinita’ dell’oceano. Tuttavia i nuovi bio-robot, detti anche BioArgos, includono sensori addizionali per misurare sostanze disciolte come ossigeno, azoto, clorofilla e particelle diffuse. “Usando i BioArgos potremo osservare molto meglio tali sostanze e ottenere un quadro reale della vita marina nel suo livello base, che da’ alimento a tutti gli altri ecosistemi legati al fitoplancton”, ha detto alla radio australiana Abc il responsabile del progetto Nick Hardman-Mountford del Csiro, a bordo della nave norvegese di ricerca Fridtjof Nansen. “In questo viaggio misuriamo le concentrazioni di clorofilla, che rivelano la presenza del fitoplancton, che forma i ‘pascoli’ dell’oceano”, ha spiegato lo scienziato. “Queste cellule di alghe assorbono anidride carbonica nell’acqua e usano la luce del sole per fissarla in composti chimici organici, che a loro volta nutrono ogni altra vita marina. Senza fitoplancton la vita in oceano non esisterebbe”. Un obiettivo del progetto e’ di prevedere eventi estremi in oceano e proteggere le risorse ittiche. “Le informazioni che raccogliamo potranno aiutare i governi in queste regioni a capire meglio i loro oceani, la loro produttivita’, e come meglio gestire le risorse ittiche nel futuro”, ha aggiunto Hardman-Mountford.