“Obiettivo dei progetti è potenziare la capacità di ricerca dell’Italia meridionale, costruire e innovare attrezzature che consentano un rilievo in mare più efficace di quanto non sia possibile oggi”
Contro l’inquinamento e per contrastare le catastrofi ambientali nasce nel porto di Napoli, operativo gia’ dal prossimo dicembre, un sistema pilota in Italia di laboratori integrati ‘pronto intervento’, dalla geotecnica alla geofisica, che potranno essere trasportati da navi dedicate (la prima sara’ varata a luglio a Mazara del Vallo) oppure ospitati su piattaforme oceaniche autosollevanti di 400 metri quadrati in grado di appoggiarsi su fondali di 30 metri di profondita’ o galleggiare come una immensa zattera. Non solo: in caso di disastri come quelli causati dalle perdite delle petroliere saranno pronti a partire droni sottomarini e volanti per dare immediate indicazioni alla ‘control room’, una unita’ che dall’ombra del Vesuvio potra’ spostarsi in tutto il mondo, ai margini di qualsiasi area costiera di crisi. Non sono scene da kolossal hollywoodiano stile le ‘Le avventure acquatiche di Steve Zissou’, l’oceanografo raccontato da Wes Anderson che giro’ il suo film proprio nel Golfo di Napoli. A realizzare nella realta’ questo sofisticato progetto sono stati i ricercatori dell’Istituto per l’Ambiente Marino Costiero del Cnr, che ha sede nel porto di Napoli, grazie ai fondi Pon inseriti nel piu’ complessivo progetto Parfamar, tutto dedicato alla ricerca scientifica per il mare, con un investimento di 80 milioni di euro circa. ”Obiettivo dei progetti e’ potenziare la capacita’ di ricerca dell’Italia meridionale, costruire e innovare attrezzature che consentano un rilievo in mare piu’ efficace di quanto non sia possibile oggi” spiega Ennio Marsella, dirigente di ricerca presso l’Iamc, che tiene a sottolineare l’importanza della sinergia tra pubblico e aziende private anche in chiave occupazionale. Quello che si sta realizzando a Napoli e’ dunque un progresso fondamentale per far fronte alle sempre piu’ frequenti emergenze in Ambiente marino. Capita, ad esempio, che vi sia l’urgenza di misurare l’inquinamento delle acque in seguito al danneggiamento di una petroliera, con la necessita’ pero’ di attrezzature diverse. E’ in questi casi che potra’ entrare in gioco questo laboratorio di ricerca ‘multipurpose’, un sistema multidisciplinare integrato di tecnologie e di blocchi funzionali. Le ricerche potranno essere condotte in nave o sulla piattaforma (anche essa smontabile e quindi facilmente trasferibile via mare o via terraferma) che ospitera’ fino a 12 persone con la possibilita’ di vivere un autonomia, proprio come sulle immense piattaforme petrolifere. ”Oltre che allo sviluppo tecnologico ? prosegue Marsella – puntiamo sulla formazione di giovani: in questo momento c’e’ una grande richiesta nel mondo di operatori che possano agire sui droni marini e noi ne abbiamo progettato un tipo con carico da 27 chilogrammi di attrezzature e ne stiamo ideando uno che arrivera’ a caricare 80 chilogrammi”. Il team che ha lavorato al progetto e’ di 12 unita’, oltre 100 le professionalita’ che hanno contribuito alla sua realizzazione, in maggioranza campane. Sinergie sono in vista con i ricercatori tedeschi di Ifm-Goamar.