Tumori: alcune cure funzionano meglio se il cuore è controllato

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Lo studio e’ durato 19 anni e ha coinvolto 2.625 pazienti trattati con farmaci anti-tumorali

Alcune cure anti-cancro funzionano meglio se il cuore e’ sotto controllo. A scoprirlo uno Studio dell’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) e del Centro Cardiologico Monzino appena pubblicato su Circulation, secondo cui “la cardiotossicita’ da antracicline, farmaci chemioterapici utilizzabili contro molti tumori pediatrici e dell’adulto e in particolare nei tumori del seno e nei linfomi, non e’ irreversibile”. Per questo diventa “fondamentale il ruolo della cardiologia per migliorare ed estendere l’efficacia delle cure anti-cancro”. “La cardiotossicita’ da antracicline – spiega Daniela Cardinale, direttore dell’Unita’ di Cardioncologia dell’Ieo e prima autrice dello Studio – e’ una temibile complicanza dei trattamenti antitumorali che puo’ pesare negativamente sulla prognosi del paziente oncologico, indipendentemente dal problema tumorale di base. Ancora oggi e’ considerata irreversibile perche’ si ritiene risponda poco ai farmaci cardiologici”. Lo Studio e’ durato 19 anni e ha coinvolto 2.625 pazienti trattati con antracicline. La cardiotossicita’ “si e’ evidenziata nella quasi totalita’ dei casi (98%) entro 12 mesi dalla fine del trattamento antitumorale. Un attento monitoraggio della funzione cardiaca durante questo periodo ha consentito la diagnosi e il trattamento precoce di questa forma di cardiopatia, permettendo di ottenere la normalizzazione della funzione cardiaca nella maggioranza dei casi (82%)”. “Questi risultati – continua la specialista – scardinano l’antica convinzione che la cardiotossicita’ da antracicline sia una patologia irreversibile. Al contrario, se non diagnosticata e non trattata, puo’ evolvere verso lo scompenso cardiaco: quindi e’ necessario un corretto monitoraggio cardiologico per poter fare una diagnosi e un trattamento in una fase in cui la cardiotossicita’ e’ ancora reversibile”.

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