Gli antichi romani scoprirono il calcestruzzo guardando le ceneri del vulcano nel mare
Per realizzare i loro celebri monumenti fatti in calcestruzzo, come il Pantheon, il Colosseo e i porti del Mediterraneo, gli antichi Romani si ispirarono al calcestruzzo ‘naturale’ dei Campi Flegrei. Lo dimostra l’analisi condotta da Tiziana Vanorio e Waruntorn Kanitpanyacharoen dell’universita’ di Stanford sulla microstruttura fibrosa comune a entrambi i materiali. Descritta sulla rivista Science, la scoperta aiuta a capire perche’ la caldera del Vesuvio sia cosi’ resistente alle deformazioni del bradisismo, come quelle che nel 1982 fecero sollevare la citta’ di Pozzuoli di circa 2 metri in due anni.
I Campi Flegrei si trovano al centro di una grande depressione, o caldera, segnata dai crateri formatisi durante le passate eruzioni. Analizzando due nuclei di sedimenti estratti poco prima del 1982, i ricercatori hanno scoperto la presenza di una roccia, rinforzata da un intreccio di minerali fibrosi e simile al calcestruzzo, formatasi nelle profondita’ di un supervulcano dormiente. La loro analisi suggerisce che il basamento di roccia di circa tre chilometri, presente sotto la caldera, rilascia anidride carbonica, che reagisce con l’acqua di mare, l’ossido di calcio e altri minerali – tra cui la pozzolana, prodotta dalla caldera dei Campi Flegrei – quando si solleva. Questa catena di reazioni chimiche ha prodotto lo stesso materiale, duttile e resistente alle fratture nella roccia di copertura, che gli antichi Romani usarono per mescolare il cemento. Secondo Tiziana Vanorio l’ispirazione l’hanno avuta osservando le interazioni tra le ceneri vulcaniche di Pozzuoli e l’acqua marina. Gia’ il filosofo Seneca aveva notato che la ”cenere di Pozzuoli diviene roccia se tocca l’acqua”. A quell’epoca inoltre era frequente per le navi usare la pozzolana come zavorra, diffondendo cosi’ le ceneri dei Campi Flegrei e l’uso del calcestruzzo romano in tutto il mondo antico.