“Prevediamo che El Niño possa essere tra i più forti mai registrati,” dichiara Mike Halpert, vicedirettore NOAA. “Il fenomeno è già il secondo più forte per questo periodo dell’anno in oltre 60 anni di rilevazioni”
L’attuale fenomeno El Niño (il fenomeno meteorologico del riscaldamento delle acque orientali dell’Oceano Pacifico che causa forti piogge in alcune zone del mondo e forti siccità in altre), potrebbe essere il più intenso degli ultimi 65 anni. A rivelarlo è uno studio condotto dal National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) in cui si sostiene che questo inverno potrebbe portare forti piogge in California (dopo mesi di siccità estrema) e ondate di caldo in Australia e in India.
Il fenomeno (così forte che un blog NOAA lo ha soprannominato “Bruce Lee“) ha preso il via nel marzo scorso e le autorità australiane si sono già espresse nei mesi passati affermando che sarebbe stato “forte” e “considerevole”, inoltre ha fatto sortire i suoi effetti mitigando la stagione degli uragani nell’Atlantico, relativamente debole quest’anno.
“Prevediamo che El Niño possa essere tra i più forti mai registrati,” dichiara Mike Halpert, vicedirettore del National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA). “Il fenomeno è già il secondo più forte per questo periodo dell’anno in oltre 60 anni di rilevazioni.” Secondo i previsori federali NOAA c’è una probabilità superiore al 90% che El Niño continui durante l’inverno prossimo nell’emisfero settentrionale, e una probabilità dell’85% che i suoi effetti si prolunghino anche nella primavera del 2016. “Con una certa cadenza periodica, il vento si sposta e le acque dell’Oceano Pacifico diventano più calde del solito. Il fenomeno El Niño che ne risulta modifica le condizioni meteorologiche in tutto il mondo e le maggiori conseguenze negli Stati Uniti si notano in inverno. Oltre che in California, El Niño porta spesso forti piogge in gran parte degli Stati meridionali e orientali degli USA. E’ anche probabile che renda gli inverni degli Stati a Nord più caldi e quelli sudorientali un po’ più freddi, ma non molto. Gli Stati centrali con subiscono molto gli effetti di El Niño,” prosegue Halpert.
Il NOAA ha infatti constatato che, negli ultimi tre mesi, si è verificato un innalzamento delle temperature in alcune zone chiave dell’Oceano Pacifico di 3.6°F (2°C): un tale livello di calore è stato registrato solo 3 volte negli ultimi 65 anni, e in tutti e 3 i casi il fenomeno El Niño è stato molto rilevante. “E’ da marzo che le temperature della superficie dell’Oceano Pacifico equatoriale sono al di sopra nella norma,” continua Halpert in una conferenza stampa. “Prevediamo che quest’anno El Niño possa essere uno dei più forti da quando vengono effettuate le rilevazioni.” A livello globale, l’innalzamento della temperatura del Pacifico modifica il modo in cui l’aria circola in tutto il Pianeta, con conseguenze sui pattern relativi a precipitazioni e clima. El Niño incrementa anche le temperature, rendendo anche più probabile che il prossimo anno possa battere tutti i record e diventare l’anno più caldo della storia. Si pensi al fenomeno verificatosi nel 1997/1998, quando El Niño ha contribuito a rendere il 1998 uno dei più caldi da quando vengono effettuate le rilevazioni, e che viene ancora ricordato per la catastrofica quantità di precipitazioni che ha riversato sulla California, portando ad alluvioni e frane.