Il Ferragosto, festa per eccellenza dell’estate, affonda le sue radici nel periodo di massimo splendore dell’Impero Romano, derivando dall’espressione latina “Feriae Augusti” (riposo di Augusto). Il 15 agosto la Chiesa cattolica celebra l’Assunzione della Beata Vergine Maria
Il Ferragosto è la festa per eccellenza dell’estate; un’occasione per riunirsi e trascorrere momenti di relax con amici e parenti. Ma quali sono le sue origini? Per trovare una risposta bisogna tornare indietro di almeno 2000 anni, più o meno al periodo di massimo splendore dell’Impero Romano. Il termine Ferragosto, infatti, deriva dall’espressione latina “Feriae Augusti” (riposo di Augusto). Si tratta di una festa dalle origini pagane, divenuta in seguito cristiana.
Nel 18 a.C. l’imperatore romano Ottaviano, proclamato Augusto (ossia venerabile e sacro) dal Senato Romano, dichiarò che tutto il mese di agosto sarebbe stato festivo e dedicato alle Feriae Augusti, con una serie di celebrazioni solenni; la più importante delle quali cadeva il 13 ed era dedicata a Diana, dea patrona del legno, delle fasi lunari e della maternità. La festa si celebrava nel tempio dedicato alla dea sull’Aventino ed era una della poche occasioni in cui i Romani, di ogni classe e censo, padroni e schiavi, si mescolavano liberamente. Il 17 del mese, poi, si tenevano le feste in onore di Portuno, il dio dei porti e delle porte, apparentato a Giano, festeggiato lo stesso giorno, il 19 s’indiceva la futura vendemmia con la festa delle “Vinali Rustiche”, dedicate a Venere; il 21 era consacrato a Conso, dio del raccolto immagazzinato; il 23 a Openconsiva, l’abbondanza agricola personificata. Infine le sagre d’agosto si chiudevano con un altro sacrificio a Vortumno.
D’altra parte, in quello stesso periodo, nel vicino Oriente si rendeva omaggio ad una Grande Madre, la dea siriana Atargatis, metà donna e metà pesce, ritenuta la divina patrona della fertilità e dei lavori nei campi. Probabilmente la sua funzione di protettrice delle attività agricole fu trasferita alla Vergine nei primi secoli, durante il processo di evangelizzazione, tant’è vero che ancora oggi in Armenia si benedicono all’Assunta i primi grappoli d’uva matura. Chiamata in Oriente “Transito o Dormizione di Maria”, la festività venne introdotta anche a Roma nel secolo VII per poi passare in Francia e in Inghilterra col titolo di “Assumptio Sanctae Mariae”. In poco tempo la festa, nonostante evochi un evento nominato soltanto nei Vangeli apocrifi, si diffuse in tutto il mondo cristiano. Ma soltanto a partire dal secolo XVIII cominciarono a moltiplicarsi le petizioni alla Santa Sede per la proclamazione del Dogma, che avvenne molto dopo, il 1° novembre 1950.
Fu un quella data che Pio XI, attraverso la Costituzione Apostolica “Munificentissimus Deus”; incipit latino traducibile “Dio generosissimo”, proclamò il Dogma col quale si afferma che Maria, terminato il corso della vita terrena, fu trasferita in Paradiso col corpo e con l’anima, ossia fu “assunta”, “accolta in cielo” : “.. per l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo”. Una svolta importante nella storia di Ferragosto si ebbe durante il Ventennio fascista, con l’introduzione, nella tradizione popolare, dell’istituzionale gita fuori porta. Il regime iniziò ad incentivare con fervore, a partire dalla seconda metà degli anni ’20, centinaia di gite popolari organizzate dalle associazioni dopolavoristiche delle varie corporazioni. Vennero così istituiti i “Treni popolari di Ferragosto” con la possibilità di fare, a prezzi stracciati, la ”gita di un solo giorno” con un raggio di percorrenza di 50-100 km e la ”gita dei tre giorni” con un raggio di circa 100-200 km. A godere maggiormente di questa iniziativa furono così le classi sociali meno abbienti che si trovarono in pochi anni a vedere per la prima volta il mare, a visitare le principali città italiane fino allora viste solo nelle fotografie in bianco e nero, e a scoprire le gioie della montagna.