All’origine di questo atteggiamento potrebbero esserci esperienze negative con alcuni alimenti, con conseguente sviluppo di ansia nel momento in cui i piccoli si sentono costretti a mangiarli di nuovo
Depressione, deficit di attenzione e ansia sono due volte piu’ frequenti in bambini molto schizzinosi nei confronti del cibo rispetto a quanto accade a quelli meno difficili da accontentare. Questo atteggiamento puo’ essere il primo indizio, per i genitori, che il proprio figlio sta sviluppando problemi emotivi e potrebbe suggerire di cercare l’aiuto di uno specialista. A mostrarlo, e’ uno studio condotto presso la Duke University Hospital di Durham, negli Stati Uniti, che ha analizzato circa 900 bambini dai 2 a 5 anni attraverso interviste per valutare le abitudini alimentari e gli eventuali problemi di salute mentale. Bimbi estremamente sensibili a gusti alimentari, profumi e consistenze dei cibi: tra il 14 e il 20% dei genitori che hanno figli in eta’ prescolare presenta questo problema al pediatra. Ma lo studio, pubblicato dalla rivista ‘Pediatrics’, ora spiega quando e’ il caso di iniziare a preoccuparsi. Bambini estremamente selettivi su cio’ che mangiano rappresentano il 3%. I casi meno gravi, cioe’ che mangiano solo una ristretta gamma di alimenti, rappresentano il 18%. Entrambi i casi presentano rischio di sviluppare problemi emotivi. All’origine di questo atteggiamento potrebbero esserci esperienze negative con alcuni alimenti, con conseguente sviluppo di ansia nel momento in cui i piccoli si sentono costretti a mangiarli di nuovo o a provare nuovi cibi. La forma piu’ comune di difficolta’ riguarda invece quelli che rifiutano solo alcuni alimenti, come le verdure. Questa viene considerata una “antipatia normale, che crescendo sparisce”, secondo la specialista di disturbi alimentari Nancy Zucker, autrice principale e professoressa presso la Duke University. Forme moderate di rifiuto di cibi, anche se possono fare dei pasti veri e propri campi di battaglia, sono meno preoccupanti. Per evitarle, suggerisce Zucker, “i genitori possono cercare di introdurre i nuovi alimenti in momenti casuali durante il giorno, invece che all’orario consueto del pasto”.