All’Expo di Milano il convegno “Oncologia integrata: vivere con il tumore, le terapie sostenibili” sulle cure complementari per i tumori da abbinare a quelle tradizionali
Si possono combattere i tumori anche con cure complementari alle classiche chemio e radioterapie? Sembra proprio di sì, a sentire i medici che hanno partecipato al convegno ‘Oncologia integrata: vivere con il tumore, le terapie sostenibili’, una tavola rotonda all’interno del ciclo ‘La salute prima di tutto’, organizzata a Milano da Toscana Fuori Expo. Ma cosa c’entra Expo se si parla di tumori e medicina integrata? “C’entra eccome – spiega la dottoressa Sonia Baccetti, la prima a prendere la parola nel dibattito – perché il tema di Expo di quest’anno è il cibo, il nutrimento, la sostenibilità. Infatti, queste terapie di cui vi parliamo oggi sono sostenibili: hanno scarsissimi effetti collaterali, aumentano le difese dell’organismo, hanno un alto livello di gradimento da parte dell’utenza, quindi in qualche modo contribuiscono davvero a cambiare il pianeta e la gente che vi abita”.
Nei silenziosi chiostri di via Daverio, all’interno dello spazio Umanitaria, diversi medici, ognuno con le sue competenze specifiche, hanno affrontato l’argomento delle terapie complementari applicate all’oncologia, come l’omeopatia, l’omotossicologia, l’agopuntura, la fitoterapia, la medicina tradizionale cinese e altre ancora, che si pongono come obiettivo il migliorare la qualità della vita del malato oncologico.
Il convegno prende spunto da un dato concreto e importante: un cittadino europeo su tre, durante il periodo di malattia, fa ricorso a qualcuna di queste terapie complementari. “Tanti sono i vantaggi delle terapie complementari, che però devono affiancare e non sostituire la medicina ufficiale – puntualizza ancora Baccetti, che è anche direttrice del Centro Fior di Prugna, primo servizio pubblico europeo che offre, in maniera integrata, tutte le tecniche di medicina cinese – tra i loro meriti, quello fondamentale è di poter ridurre gli effetti collaterali delle terapie classiche, che sono spesso pesanti da tollerare per i pazienti”. La dottoressa, però, ci tiene a mettere in guardia i potenziali pazienti su un aspetto molto diffuso: “Attenti a Internet! Quando si parla di tumori, l’autocura non deve esistere, perché ci possono essere pericolosi fenomeni di intolleranza. Quindi, se volete affrontare una di queste terapie integrate, parlatene con il vostro oncologo”.
Un ostacolo all’utilizzo di queste cure potrebbe essere costituito dalla scarsa informazione in proposito, come spiega la dottoressa Simonetta Bernardini, medico esperto in omeopatia, responsabile del centro di medicina integrata dell’ospedale di Pitigliano (Grosseto) e presidente del SIOMI, Società Italiana di Omeopatia e Medicina Integrata: “Normalmente c’è discriminazione di accesso alle cure anche per la medicina complementare, perché vi possono accedere solo persone che hanno un livello socio culturale medio alto, che ha maggiore accesso alle informazioni e anche un reddito più elevato”. In Toscana, però, continua la dottoressa, “si ha una maggiore facilità di reperire le informazioni e spesso gli anziani e tutti i pazienti oncologici non devono pagare il ticket, così hanno possibilità di usufruire in massa di queste terapie, che altrimenti sarebbero loro negate per motivi culturali o economici”. Un altro ostacolo è causato, a volte, dai medici stessi, che non credono in queste forme di cura integrate, come spiega Manuela Roncella, chirurgo e membro del Consiglio superiore di sanità: “Spesso i medici sono diffidenti a riguardo della medicina integrata, ma la sinergia con la medicina scientifica è molto arricchente e questo dato è stato dimostrato”. Anche Fabio Firenzuoli, medico chirurgo ed esperto in fitoterapia, tratta il tema dello scetticismo dei medici e talvolta anche dei pazienti nell’uso di terapie naturali, in questo caso delle erbe. “In molti sorridono quando si pensa alle erbe applicate all’oncologia, perché si pensa a qualcosa che viene dalla tradizione, di uso popolare – spiega Firenzuoli – il nostro compito è proprio questo: selezionare quelle che funzionano e capire quali non funzionano”.
Il contributo di questo tipo particolare di medicina, che deve affiancare quella scientifica, viene in aiuto anche psicologicamente ai pazienti: “Un altro problema del malato di tumore è che le terapie oncologiche sono cariche di effetti collaterali importanti che fanno molta paura”, racconta Alberto Laffranchi, medico dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano diplomato in omeopatia e omotossicologia. “Le terapie oncologiche creano grandi paure sul malato, che teme che queste possano più danneggiarlo che aiutarlo – continua il dottore – e qui entra in gioco l’omotossicologia, che riesce a recuperare i mezzi tradizionali della medicina che consentono al malato di superare sue paure e suoi dolori”. L’oncologo Massimo Bonucci tratta un altro aspetto positivo di queste terapie, ovvero la sinergia e il rafforzamento delle cure scientifiche tradizionali. “Le sostanze naturali sono utilissime per la riduzione degli effetti collaterali di chemio e radioterapia.
Ma non solo: alcune di esse sono persino sinergiche alla chemioterapia”, spiega. E fa un esempio che chiarisce bene il suo concetto: “Spesso i pazienti devono ritardare un certo lasso di tempo per il successivo ciclo di chemio per una riduzione dei valori, ma alcune di queste sostanze riescono a modificare i valori ematologici del paziente, rendendo possibili i trattamenti”. A sostenere le terapie integrate nell’affiancare quelle tradizionali c’è anche Franco Cracolici, medico agopuntore e direttore della scuola di agopuntura tradizionale di Firenze. “L’agopuntura è importante soprattutto per migliorare la parte sana dell’organismo, e il fine è facilmente comprensibile: così potrà ‘combattere’ al meglio contro la parte patologica”. E ha un occhio rivolto al futuro delle aziende ospedaliere. “Sarebbe cieco, in futuro, non seguire la strada intrapresa negli Stati Uniti – continua Cracolici – dove quasi in ogni ospedale c’è anche un ambulatorio di agopuntura”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Emanuela Portalupi, medico ed esperta di medicina antroposofica, che sostiene anche l’importanza dell’anamnesi e della riabilitazione. “Già dall’anamnesi del paziente riconosciamo elementi che ci permettono di risalire alle diverse terapie che vogliamo proporre e lavoriamo nell’accompagnamento delle cure oncologiche tradizionali. E’ fondamentale poi l’aspetto della riabilitazione, le nostre discipline hanno una forte valenza riabilitativa ed evolutiva”, spiega Portalupi. Insomma, i benefici delle terapie integrate affiancate a quelle tradizionali non si contano: “Abbiamo riscontrato che applicando in rotazione o simultaneamente fito-omeo terapie e agopuntura c’è un effetto positivo sul 90 per cento delle pazienti, ma l’oncologia tradizionale tende a ignorare questo dato”, ha concluso Elio Rossi, medico omeopatico e direttore dell’ambulatorio di omeopatia di Lucca. Ma, soprattutto, bisogna smettere con la mentalità tradizionale che obbliga una ferrea dicotomia tra medicina standard e medicina integrata: “Bisogna aver una visione del paziente come persona seguita nella sua interezza, al di là di questa dicotomia – spiega Simone Cheli, medico e docente del dipartimento di Scienza della salute umana dell’Università di Firenze – solo così si potrà incrementare la qualità della vita del paziente sulla lunga durata”.