La scorsa settimana gli attivisti di Greenpeace hanno affiancato i Ka’apor in un accurato lavoro di mappatura della foresta
Gli attivisti di Greenpeace Brasile hanno risposto alla richiesta di aiuto del popolo indigeno dei Ka’apor e stanno lavorando al loro fianco per monitorare e proteggere dalla deforestazione illegale le terre della riserva indigena dell’Alto Turiaçu nello stato di Maranhão.
La scorsa settimana gli attivisti di Greenpeace hanno affiancato i Ka’apor in un accurato lavoro di mappatura della foresta, installando telecamere dotate di sensori termici e di movimento per documentare la sistematica e illegittima invasione della riserva perpetrata dalla mafia del legno. I Ka’apor potranno inoltre disporre di GPS per monitorare il passaggio dei camion usati dai taglialegna per attraversare le aree forestali dell’Alto Turiaçu.
Il Territorio Indigeno dell’Alto Turiaçu è uno degli ultimi tratti di foresta amazzonica nello stato del Maranhão, ma è sempre più vulnerabile a causa delle invasioni dei taglialegna e dei cacciatori. Secondo i dati ufficiali del DEGRAD (il sistema di mappatura dell’Istituto Nazionale di Ricerca Spaziale che misura il degrado delle foreste in Amazzonia), tra il 2007 e il 2013 ben 5.733 ettari di foresta dell’Alto Turiaçu hanno subito un serio degrado per colpa della deforestazione illegale. Alla fine del 2014, l’8 per cento della foresta all’interno del terre indigene (circa 41 mila ettari) risultava disboscato.
Secondo i dati del Consiglio Missionario Indigeno (CIMI), negli ultimi quattro anni sono stati uccisi quattro Ka’apor, mentre quindici leader hanno subito attacchi violenti. L’ultimo omicidio è avvenuto lo scorso 26 aprile, quando è stato assassinato Eusébio Ka’apor, uno dei leader più attivi nella lotta contro la deforestazione. Un caso su cui le autorità competenti non hanno ancora svolto indagini adeguate, malgrado le evidenze di collegamenti tra gli assassini e il taglio illegale del legno.
Greenpeace chiede agli operatori del mercato internazionale del legno di esigere dai loro fornitori brasiliani ulteriori garanzie, oltre ai documenti ufficiali, per assicurarsi che il legname proveniente dall’Amazzonia non derivi dal contrabbando nelle terre indigene. Il governo brasiliano deve inoltre rivedere tutti i piani di gestione forestale approvati dal 2006 in Amazzonia come primo passo per porre fine alla deforestazione illegale, assicurando al tempo stesso piena ed effettiva protezione di tutti i territori indigeni.