Della lotta all’epatite C, attraverso la nuova classe di farmaci ad azione antivirale diretta, si è parlato questa mattina in una tavola rotonda a Campoverde di Aprilia
In Italia, l’epatite C riguarda circa 300mila persone diagnosticate, ma ne interessa molte di più. Si stima infatti che oltre 1,2 milioni di italiani siano positivi all’Hcv, vale a dire il 2,1% della popolazione. E l’onere complessivo, comprendente costi diretti e indiretti, dell’epatite C prima della recente introduzione delle nuove terapie prive di interferone, si attestava intorno al miliardo di euro all’anno. Della lotta all’epatite C, attraverso la nuova classe di farmaci ad azione antivirale diretta, si è parlato questa mattina in una tavola rotonda a Campoverde di Aprilia (Latina), alla quale hanno partecipato Ivan Giardini, presidente di EpaC onlus, Fabrizio Greco, ad AbbVie, oltre a diversi docenti universitari. Nell’incontro si è discusso dello studio di simulazione della domanda sanitaria appena pubblicato su “Global & Regional Health Technology Assessment” che può contribuire a prevedere il peso economico sostenuto dal servizio sanitario italiano per il trattamento e la cura della malattia per i prossimi 10, 20 e 30 anni. “Il nostro studio dimostra che il costo che dovrà essere sostenuto dal ssn per l’utilizzo dei nuovi farmaci anti-HCV può essere sostenibile e può garantire un altissimo tasso di guarigione. – dichiara Francesco Saverio Mennini, Research Director del Ceis Eehta dell’Università di Roma “Tor Vergata” e dell’Institute for Leadership and Management in Health della Kingston University di Londra – Questo modello è il primo tentativo di stimare il risparmio che l’uso dei nuovi farmaci anti-HCV potrebbe generare nel tempo. In un contesto di risorse limitate, l’investimento in salute dovrebbe essere riservato a quei regimi terapeutici innovativi che offrono percentuali di efficacia così alta da consentire al sistema sanitario italiano di ammortizzare la spesa grazie ai risparmi indotti”. “Il rilevante impatto della malattia in termini epidemiologici comporterà per il sistema sanitario nazionale italiano l’esigenza di affrontare nei prossimi 5-10 anni un gran numero di cure per un numero sempre crescente di pazienti – dichiara Massimo Andreoni, Professore Ordinario di Malattie Infettive, Dipartimento di Medicina dei Sistemi, Università di Roma “Tor Vergata” e Presidente della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit) – il cui trattamento può essere molto complesso a causa delle diverse tipologie – quali ad esempio i pazienti con cirrosi, coloro che hanno ricevuto il trapianto di fegato e i pazienti con co-infezione da virus dell’HIV – e della rapidità del processo di mutazione e replicazione virale che caratterizza il virus dell’HCV”. “L’obiettivo di questo studio è stato quello di descrivere l’onere epidemiologico ed economico che l’Hcv comporterà nel corso dei prossimi anni in Italia. – dichiara Francesco Saverio Mennini, Research Director del Ceis Eehta – In particolare è stata analizzata la riduzione dei costi ottenuta grazie all’introduzione delle nuove terapie. Il modello di proiezione demografica ha consentito di stimare un’importante riduzione sia in termini epidemiologici che di costo a carico della società italiana in riferimento all’HCV e alle patologie a esso correlate. È stato possibile dimostrare una riduzione di oltre 156.000 eventi HCV-correlati nel medio periodo (2014-2030), quali fibrosi F3, cirrosi, epatocarcinoma, trapianti e decessi, e una riduzione dei costi sanitari (diretti e indiretti) tra 13mila e 18mila euro per paziente trattato con i nuovi farmaci anti-HCV. Una quota importante del costo per paziente trattato può essere bilanciata con la riduzione dei costi diretti e indiretti causati dalla maggiore efficacia dei nuovi trattamenti. Questi risultati saranno ancora più consistenti grazie ai trattamenti più recenti che risultano più efficaci rispetto a quelli considerati nel nostro studio. Grazie a questi farmaci è possibile ridurre i costi di gestione in tutto il percorso terapeutico del paziente”. “Investire nell’innovazione può cambiare la storia dell’epatite C – ha dichiarato Fabrizio Greco, ad AbbVie – Nell’ultimo anno AbbVie ha investito 2,5 miliardi di dollari nella ricerca di farmaci innovativi. L’innovazione è un elemento a supporto della sostenibilità e una sanità sostenibile rappresenta un obiettivo realizzabile, ma ciò sarà possibile solo attraverso un’azione comune e l’impegno fattivo di tutti gli stakeholder del sistema salute”.