Nel 2015 in Italia sono stimati circa 12.600 nuovi casi di tumore del rene, 8.300 tra gli uomini (4% di tutte le neoplasie) e 4.300 tra le donne (3%)
Più del 50% dei casi di tumore del rene viene scoperto in maniera occasionale, in seguito a un semplice controllo per altri motivi. Una casualità che presenta conseguenze positive perché in questo modo la malattia è spesso individuata in fase precoce e può essere curata con successo. Ma circa un quarto delle diagnosi avviene in stadio avanzato, con limitate possibilità di trattamento. Nel 2015 in Italia sono stimati circa 12.600 nuovi casi di tumore del rene, 8.300 tra gli uomini (4% di tutte le neoplasie) e 4.300 tra le donne (3%). Nel 2012 (dato Istat) i decessi sono stati 3.299 (64% tra gli uomini). Oggi si stanno aprendo nuove opportunità per questi pazienti, come emerso al Congresso europeo sul cancro in corso a Vienna. “Oggi i nuovi farmaci immuno-oncologici, che agiscono togliendo il freno indotto al sistema immunitario dal tumore – afferma Sergio Bracarda, direttore del Dipartimento Oncologico dell’Azienda Usl 8 di Arezzo – funzionano in diversi tipi di tumori perché il meccanismo di sblocco è trasversale a molte neoplasie. La disponibilità di nuove armi potrà migliorare in maniera significativa la capacità di gestione complessiva” anche del cancro renale. La conferma arriva dallo studio CheckMate-025, “il quarto in 13 mesi in cui è stato sperimentato nivolumab (prima nel melanoma, poi nel tumore del polmone squamoso e in quello non squamoso, ora nel cancro del rene) – ricorda l’esperto – interrotto in anticipo perché ha raggiunto l’obiettivo ambizioso di un aumento della sopravvivenza. Un evento mai accaduto finora nella storia dell’oncologia. Questo farmaco ha dimostrato di ridurre il rischio di morte del 27% nelle persone colpite da tumore del rene metastatico rispetto alla terapia standard (everolimus): nei pazienti trattati con nivolumab si è osservata una sopravvivenza globale mediana pari a 25 mesi rispetto ai 19,6 mesi di quelli trattati con everolimus (in entrambi i casi dopo un precedente trattamento anti-angiogenico)”. Un risultato mai ottenuto finora nel tumore del rene e così rilevante da meritare la presentazione nella presidential session a Vienna e la pubblicazione sul ‘New England Journal of Medicine’.