Tumori: mamma dopo un cancro al seno, speranza per 2.400 donne l’anno

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Dei circa 48 mila casi di cancro al seno che si verificano ogni anno in Italia, il 10% riguarda under 40

“Cinque anni fa mi è stato diagnosticato il cancro al seno. Avevo 37 anni ed ero alla 25esima settimana di gravidanza”. Valentina oggi può raccontare una storia a lieto fine: quella della sua guarigione e della nascita senza conseguenze negative della piccola Anna. “In un momento particolarmente difficile e di confusione ho avuto la fortuna di incontrare Lucia Del Mastro, che mi ha permesso di avere una chemioterapia studiata apposta per me senza pregiudicare la salute di mia figlia”. La bimba è nata prematura, ma perfettamente sana e Valentina si è sottoposta a tutte le cure necessarie. “Oggi ho superato il periodo fatidico dei 5 anni, grazie anche ai medici che ho incontrato che mi hanno trasmesso grande fiducia in un percorso che ho sempre considerato positivo”. Valentina è una testimonial della ricerca Airc, l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro, che quest’anno festeggia 50 anni di attività. Grazie ai finanziamenti elargiti in questi decenni, è stata data anche una speranza alle donne che vogliono avere figli dopo essere guarite dal tumore. “Circa il 50% delle under 40 che guariscono dal tumore al seno vogliono avere una gravidanza, quindi è un argomento di grande importanza per queste giovani donne”, spiega all’AdnKronos Salute Del Mastro, medico oncologo dell’Irccs San Martino di Genova e ricercatrice Airc, oggi a Milano durante la presentazione di una campagna di prevenzione Airc-Estée Lauder. Dei circa 48 mila casi di cancro al seno che si verificano ogni anno in Italia, il 10% riguarda under 40. Di queste, la metà desidera avere un figlio, quindi circa 2.400 donne all’anno potrebbero beneficiare della terapia. “Quello che noi abbiamo messo a punto è una strategia che prevede la somministrazione di un farmaco che mette a riposo le ovaie durante la chemioterapia, proteggendole dagli effetti tossici – continua Del Mastro – Attraverso i farmaci Lhnh analoghi siamo riusciti a ottenere che meno del 10% delle donne giovani vadano in menopausa come effetto della chemioterapia”. I risultati sono quelli di uno studio italiano e di uno americano, che dimostrano che grazie alla somministrazione di questo farmaco circa l’80% delle donne che vuole un figlio poi riesce effettivamente ad affrontare una gravidanza. “Il metodo è molto semplice – prosegue l’oncologa – perché è un farmaco che si somministra per via intramuscolare una volta ogni 4 settimane durante la chemioterapia e non dà effetti collaterali particolari. Questa strategia può essere affiancata ad altre, sempre per preservare la fertilità, per esempio il congelamento degli ovociti. Si tratta di una tecnica che prevede una stimolazione ovarica prima dell’inizio della chemioterapia, il prelievo degli ovociti, il loro congelamento e il loro successivo utilizzo se la donna non riesce ad avere una gravidanza per vie naturali”. Gli Lhnh analoghi sono una classe di farmaci registrati e usati come antitumorali. “Siamo in attesa che l’Aifa ci dia l’ok per poter utilizzare questo farmaco nella pratica clinica corrente – precisa Del Mastro – perché purtroppo, nonostante sia stata fatta la richiesta da diverse società scientifiche, ancora non abbiamo l’estensione dell’indicazione affinché il farmaco possa essere utilizzato per preservare la fertilità”. Questo significa che il costo del trattamento è a carico delle pazienti: “Per 6 somministrazioni, che in genere sono quelle che si fanno durante la chemioterapia, il costo è di circa 900 euro. Abbiamo sollecitato l’Aifa affinché estenda l’indicazione e permetta quindi l’accesso a questo farmaco a tutte le donne che vogliano preservare la fertilità”, conclude Del Mastro.

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