Una rarissima supercella temporalesca sfornata dal Tirreno all’origine della violenta grandinata di ieri a Napoli e provincia

MeteoWeb

Una spettacolare quanto rarissima “supercella” cresciuta sopra le calde acque del Tirreno all’origine dell’impressionante grandinata sul napoletano

La spettacolare quanto violenta grandinata che nella giornata di ieri si è abbattuta sui comuni del napoletano e su diversi quartieri della città partenopea è stata prodotta dallo sviluppo, in loco, nel tratto di mare antistante il Golfo di Napoli, di una rarissima “supercella temporalesca”, il cui “top”, secondo una prima stima in base all’analisi della nefodina, avrebbe sfondato la quota dei 13 km.

grandneNon che le “supercelle” siano fisicamente impossibili anche da queste parti, ma vedere simili “mesocicloni”, con una struttura ben definita, maturare davanti le coste campane è un evento alquanto raro quanto eccezionale. Specie se nella sua traiettoria, dopo aver impattato sulla terra ferma, si trova una grande città come Napoli. E difatti il passaggio della “supercella” sull’area di Napoli è stato tutt’altro indolore, a seguito dei forti rovesci di pioggia, ma soprattutto della fortissima grandinata che ha duramente colpito la fascia compresa fra Pozzuoli e i quartieri occidentali e meridionali della città di Napoli, dove i grossi chicchi di grandine hanno cagionato parecchi danni, spaccando i parabrezza di decine e decine di automobili e rompendo diversi lucernai.

In qualche caso, come a Pozzuoli, la violenta grandinata ha arrecato danni persino alle imbarcazioni. Sulla piattaforma di you-tube inoltre sono stati postati dei video veramente impressionanti, come quello del piccolo peschereccio che navigando verso Pozzuoli si è imbattuto nella furibonda grandinata, con chicchi giganteschi che trafiggevano la superficie marina come fosse un bombardamento. Solitamente grandinate di tale violenza si possono osservare spesso nelle grandi pianure degli USA centrali, così come nella Pampa argentina o nel sud-est dell’Australia, e più raramente anche in Europa, in presenza di imponenti sistemi temporaleschi di chiara origine “mesociclonica”. Del resto, sotto l’aspetto termodinamico, visti i fortissimi contrasti in gioco, fra l’avvezione fredda associata al sistema frontale che scivolava verso il Tirreno e l’umido e caldo flusso pre-frontale che risaliva fino alla Campania, l’ambiente era più che ideale per lo sviluppo di aree di convenzione molto profonda in prossimità delle coste campane, specie nel tratto fra casertano e napoletano. Proprio nella mattinata di ieri, come veniva evidenziato dalle immagini satellitari e dai radar, mentre il fronte freddo raggiungeva le coste laziali un grosso “Cluster temporalesco”, nato sul Tirreno centro-meridionale, risaliva in direzione nord-est, verso le coste del casertano e napoletano, con una vasta struttura che presentava al proprio intorno un significativo moto rotatorio, indotto dalla presenza di un marcato “wind shear” nei medi e bassi strati.

In questo frangente, l’avvezione di vorticità positiva in quota innescata dall’ingresso sopra i cieli del Tirreno centro-meridionali del cavo d’onda collegato alla depressione che indugia sulla Svezia meridionale, ha impresso una notevole rotazione alla “multicella temporalesca”, facendola evolvere in una vera e propria “supercella”, caratterizzata dalla presenza di un ”updraft” roteante, definito “mesociclone”. La miccia sarebbe stata accesa dal forte contrasto termico sulla verticale dell’area frontale, cioè tra la massa d’aria fresca in arrivo e quella caldo umida al suolo in fase di sollevamento. L’aria calda, leggera e umida, scontrandosi con l’aria più fredda, più pesante e secca è stata bruscamente sollevata velocemente verso l’alto, condensandosi in una immensa torre di vapore (cumulonembo), la quale salendo di quota continuava a ruotare su se stessa, favorendo la formazione del “mesociclone”. Poco dopo l’impatto sulle coste del napoletano, fra Pozzuoli e la città, le immagini dei radar hanno dato conferma, evidenziando persino la presenza di un sospetto V-Touch (la torre dell’imponente cumulonembo devia la riflettività creando una specie di V), che indicava il passaggio a sistema “supercellulare”, con un evidentissima rotazione all’interno del temporale evidente ad occhio nudo.

I danni cagionati dai chicchi di grandine

La forte avvezione di vorticità positiva in quota sommandosi all’azione di una linea di confluenza venti nei bassi strati, fra venti da S-SE al suolo e una tesa componente da SO nella media troposfera, sono stati gli elementi determinanti che hanno trasformato il temporale già di per se imponente in una “supercella” nel tratto di mare ad ovest di Napoli. Difatti, come dimostrato le stesse immagini dei radar, il grosso temporale già prima di toccare terra su Pozzuoli e su Napoli, a causa degli elevatissimi valori di “wind shear”, soprattutto fra media e bassa troposfera, e del “CAPE” (potenziale per la convezione) ha cominciato a roteare su se stessa, assumendo le tipiche caratteristiche “mesocicloniche” che contraddistinguono le “supercelle”. Per evitare di fare confusione con i normali temporali, bisogna ricordare che la “supercella” si distingue dagli altri fenomeni temporaleschi perché al proprio interno presenta un forte moto rotatorio antiorario che favorisce lo sviluppo di un intenso un “updraft rotante”, chiamato tecnicamente “mesociclone”. Ogni sistema temporalesco che presenta uno spiccato moto vorticoso al proprio interno, tale da originare degli “updraft roteanti”, può venire identificato in una “supercella temporalesca”.

In genere questi potenti sistemi convettivi si possono formare solo in determinate situazioni sinottiche, in aree di forte instabilità atmosferica, con una forte convergenza fra venti di opposte direzioni nei bassi strati ed in presenza di un “wind shear verticale” considerevole, esacerbato dal transito nell’alta troposfera del ramo principale del “getto polare” o di un “Jet Streak” (massimi di velocità del “getto”) ad esso collegato. Nel caso della “supercella” napoletana di ieri il grosso temporale si è sviluppato da un sistema convettivo a mesoscala, supportato da aria molto calda e umida che è ascesa bruscamente verso l’alto, alimentando potenti “updrafts” che hanno rinvigorito l’ammasso temporalesco, fino a farlo esplodere letteralmente verso il limite superiore della tropopausa (fino ai 13 km). Prima di spostarsi sull’entroterra napoletano, andando progressivamente ad indebolirsi, la “supercella” ha scaricato violente grandinate e forti rovesci di pioggia, con elevatissimi indici di rain/rate e attività elettrica giunta a fondoscala, che hanno flagellato diversi comuni dell’hinterland napoletano.

Condividi