Un alluvione devastante che ha colpito Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia e Liguria, contando 23 morti, 11 dispersi e 40 mila sfollati
Ancora la ricordiamo tutti. Chi l’ha vista solo in televisione e chi invece l’ha vissuta personalmente. Era il 13 ottobre del 2000 quando sulle regioni del nord-ovest iniziò a piovere a ridotto. Il maltempo durò ben tre giorni, durante i quali l’acqua si abbatté a terra senza tregua. Solo il 16 ottobre, quando le nuvole iniziarono a dissiparsi, si poté iniziare a tirare le somme di uno dei più grandi disastri che abbiano colpito la zona in tempi moderni. I danni ad edifici, strade, ferrovie, ponti e viabilità in generale furono ingenti. Alla fine si registrarono 23 morti, 11 dispersi e 40 mila sfollati.
Insieme all’alluvione del novembre 1994, infatti, fu una delle peggiori inondazioni a colpire il Piemonte. Ad essere maggiormente interessate dalle forti precipitazioni furono i comuni posti al nord della regione, in particolare le zone della Val di Susa, del Canavese, dell’Ossola e tutta la Val d’Aosta e in generale il bacino del Po, che ha subito una piena di portata straordinaria, coinvolgendo anche tutti i suoi affluenti di sinistra. La parte sud della Piemonte, invece, fu toccata solo marginalmente dalle inondazioni. Il Po, infatti, è stato interessato dall’evento alluvionale a partire dalla zona di Carignano, facendo i danni più notevoli nella valle dell’affluente di sinistra Pellice e il sub-affluente Chisone. Nel tratto medio, invece, nella zona di Torino, le criticità maggiori si sono registrate a Moncalieri per lo straripamento congiunto del Po e del suo affluente Sangone; nello stesso capoluogo furono sommersi dall’acqua la zona dei Murazzi, il parco del Valentino e, a causa dello straripamento della Dora Riparia, grossa parte del quartiere di Borgo Dora.
Più a valle i danni maggiori dovuti allo straripamento del Po si ebbero nel comune di San Mauro Torinese, a partire dal quale la piena del Po si fece realmente devastante e spaventosa a causa degli affluenti di sinistra, e in particolare nella zona del Canavese e poi nella regione della Val d’Aosta. A Palazzolo Vercellese crollò l’argine di sinistra del fiume, sommergendo quasi completamente (come era già successo nel 1994) i comuni di Trino e Morano sul Po, arrivando con danni e devastazioni fino alla frazione Popolo di Casale Monferrato e al quartiere Oltreponte, vicinissimo al centro storico della cittadina. La piena è arrivata fino in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto superando i valori già toccati nel 1994, ma senza causare però ingenti danni in queste zone.
I valori di piena toccati dal fiume in Piemonte sono stati altissimi: a Torino circa 2.300 m³ al secondo, contro i 1.500 del ’94. E a valle i numeri si fanno ancora più spaventosi, a causa dell’apporto delle piene secolari di tutti gli affluenti di sinistra del Po provenienti dall’estremo nord della regione e dalla Val d’Aosta: 8.000 m³/s a Casale Monferrato; oltre 10.000 a Valenza; oltre 12.000 dopo la confluenza col Ticino presso il Ponte della Becca in Lombardia. E anche gli affluenti registrarono valori elevati: la Dora Riparia 800 m³/s, la Stura di Lanzo 2.200, il Malone 800, l’Orco 2.000 e la Dora Baltea 3.200. Quest’ultima, in particolare, ha devastato buona parte dei centri valdostani lungo il suo corso e inondato in Piemonte la parte bassa della città di Ivrea. Persino il Sesia ha fatto registrare 3.000 m³/s. Il Ticino, invece, insieme al suo affluente Toce, hanno fatto raggiungere al Lago Maggiore livelli mai toccati nel corso del secolo precedente, sommergendo tutti i comuni della riviera.