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L’alluvione abbattutosi sulla Sardegna ha riportato alla luce tutti i problemi di una città, Olbia, che in meno di 40 anni ha visto susseguirsi 21 “piani di risanamento”
Nell’alluvione del 2013 ad Olbia, i quartieri di Isticaneddu e Bandinu finirono sotto un mare di acqua e fango e il rio Seligheddu usci’ dagli argini. Due anni dopo, tutto e’ rimasto uguale, tranne una cosa: il ponte sul fiumiciattolo che taglia la citta’, distrutto nel 2013 e ricostruito dopo due mesi con un costo di 80mila euro, ha fatto da tappo ai detriti portati dall’acqua e il sindaco ne ha disposto la demolizione. Ora, per mettere davvero in sicurezza Olbia, serviranno almeno 3 anni e 80 milioni. L’alluvione abbattutosi sulla Sardegna ha riportato alla luce tutti i problemi di una citta’ che in meno di 40 anni ha visto susseguirsi 21 “piani di risanamento”, cioè condoni. “Olbia e’ una citta’ senza regole” ammise allora l’assessore alla protezione civile Ivana Russo, poiche’ i 21 piani sono di fatto 21 sanatorie: praticamente quasi tutta Olbia era abusiva ed e’ stata sanata. Chi ha costruito a 15 metri dai canali, sopra i letti dei fiumi o dove da secoli esondano i torrenti, e’ di fatto in regola. E non c’e’ molto da fare. “La citta’ – aggiunge oggi l’assessore all’Urbanistica Carlo Careddu – e’ su una piana alluvionale e oggi raccoglie i frutti di una mancata pianificazione“. Ma non solo: negli armadi degli uffici del comune di Olbia ci sono circa 1.500 pratiche di condono, alcune delle quali vecchie di 30 anni. Sono i condoni che la burocrazia definisce “congelati”, cioe’ in attesa di sapere se l’abuso puo’ essere sanato o deve essere abbattuto. E cosi’ intere abitazioni sorte abusivamente, alcune costruite negli alvei di fiumi e torrenti, sono ancora dove non dovrebbero essere.
Per qualche centinaio di richieste e’ stato espresso il parere di “diniego”, il che significa che l’abuso non puo’ essere sanato, e per un altro centinaio e’ stata emessa proprio l’ordinanza di demolizione. Ma finora non una casa e’ andata giu’. Dunque si e’ al punto in cui si era due anni fa. “I lavori di prevenzione richiedono tempi necessari, 2/3 anni minimo, in alcuni casi anche 5 come a Genova – dice Mauro Grassi, direttore di #italiasicura, la struttura voluta dal governo contro il dissesto idrogeologico – non e’ pensabile che una volta stanziati i fondi le opere vengano realizzate in poco tempo“. “Gli interventi inizialmente previsti – risponde – non sono mai arrivati alla fase della progettazione definitiva“. Dopo l’alluvione del 2013, vennero individuate una serie di “opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia“, in particolare in quelle del Rio Seligheddu, per un valore di 59,5 milioni. Interventi che, pero’, non sono mai arrivati alla fase della progettazione definitiva. Con la nuova mappatura delle aree da mettere in sicurezza realizzata da #italiasicura, gli interventi su Olbia sono lievitati a 81,2 milioni e la citta’ e’ stata inserita nelle opere previste dal piano nazionale 2015-2020 per le aree metropolitane. Il primo lotto, la realizzazione delle vasche di laminazione sul Rio San Nicola e sul Rio Seligheddu, e’ gia’ stato finanziato dal Cipe per 16,3 milioni: “A giorni, al massimo entro 10 giorni – dice Grassi – faremo gli accordi di programma per le aree metropolitane, in modo da poter inviare i fondi ai presidenti di Regione“. Gli altri tre interventi riguardano 13,5 milioni per la mitigazione del rischio sul Rio San Nicola, altri 12,4 per il Rio Gadduresu e ulteriori 39 milioni per ridurre i rischi sul Seligheddu.