I contraccolpi e le conseguenze già si fanno sentire. Dopo le dichiarazioni rilasciate dagli esperti sulla cancerogenicità della carne rossa e degli insaccati, da stamattina le vendite di carne sono calate del 20% . A rimetterci sono le piccole macellerie. A rischio 180 mila posti di lavoro
Da meno di 24 ore l’Italia intera si è scoperta vegetariana. Sono i dati a parlare e la dicono lunga sui gusti alimentari, decisamente altalenanti, delle popolazione. Dopo l’irruento allarmismo provocato dalle dichiarazioni rilasciate ieri sera dagli esperti riguardanti la cancerogenicità delle carni rosse e degli insaccati, da stamattina le vendite di carne sono diminuite del 20%. C’è chi parla di allarmismo ingiustificato, come la Coldiretti, che trema dinnanzi alla probabile perdita di 180 mila posti di lavoro nel settore della macelleria, e chi invece abbraccia appieno la tesi sciorinata dall’Oms, secondo cui a causare i tumori sono proprio le tanto discusse carni rosse. Anche il Ministro della Salute Lorenzin ha sentito la necessità di intervenire per appianare gli animi e stemperare la focosa situazione, invitando gli italiani a “non essere spaventati dalle ricerche; bisogna poi leggerle, perché sono estremamente complesse nelle loro articolazioni” .
”Nel nostro Paese i modelli di consumo della carne – sottolinea Moncalvo, presidente di Coldiretti – si collocano perfettamente all’interno della Dieta Mediterranea che, fondata su una alimentazione basata su prodotti locali, stagionali, freschi, è il segreto alla base dei primati di longevità degli italiani, con 84,6 anni per le donne e i 79,8 anni per gli uomini. Le carni Made in Italy sono – sottolinea la Coldiretti – più sane, perché magre, non trattate con ormoni”.
Insomma per quanto la Coldiretti e la Lorenzin stiano cercando in tutti i modi di rasserenare le preoccupazioni degli italiani, la situazione è sfuggita ugualmente di mano e il polverone che si è innalzato su “bistecche e salsicce” ha generato irrimediabilmente panico tra la popolazione e ingenti preoccupazioni. Ovviamente tutto questo si ritorce sulle piccole botteghe di macelleria che si ritrovano a dover parare un duro colpo che mina e incide inevitabilmente sulle loro tasche, come successe per il caso della mucca pazza.
Non a caso il presidente di Fiesa Confesercenti Gian Paolo Angelotti, ha dichiarato pubblicamente che “le macellerie tradizionali hanno gia’ sentito un piccolo colpo: le vendite delle carni rosse sono calate di circa il 20%”. “In questo momento – aggiunge – regna una grande confusione: la gente e’ spaesata e confusa e chiede spiegazioni proprio ai commercianti”. “Non possono essere sempre e comunque i macellai a metterci la faccia come quando scoppio’ il caso della mucca pazza. Ci vogliono sicurezze alimentari che vanno ben oltre”