Disastro del Vajont: “La memoria va alle 2.000 vittime”

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A 52 anni dalla tragedia, Serracchiani parteciperà stasera a una messa e a una cerimonia pubblica a Vajont

“La memoria dolorosa del Vajont deve andare prima di tutto alle vittime, ai duemila morti, alla distruzione di due intere comunita’, al lutto, alla sofferenza e allo sradicamento dei sopravvissuti”. Lo afferma la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, in occasione dell’anniversario della strage di Longarone e Erto e Casso. A 52 anni dalla tragedia, Serracchiani partecipera’ stasera a una messa e a una cerimonia pubblica a Vajont (Pordenone), Comune costituito nel 1971 per accogliere la diaspora di gran parte della popolazione colpita dalla catastrofe. “Ho sentito il dovere di partecipare alla commemorazione a Vajont – afferma – in un paese che non sarebbe mai dovuto sorgere, a cui e’ toccata la sorte di portare nel suo nome e nelle sue radici la memoria dolorosa della tragedia. Deve rimanere vivo e vivido il ricordo della sofferenza di questa popolazione negli anni successivi, ma anche e nello stesso tempo deve rimanere viva la consapevolezza della fragilita’ di un territorio che non cessa di destare preoccupazioni e al quale vogliamo dedicare il rispetto che in passato manco’. Percio’, nel commemorare il disastro e il misfatto del Vajont, il Friuli Venezia Giulia si impegna a dispiegare tutti i suoi poteri, anche legislativi – conclude – affinche’ nessun cittadino muoia piu’ a seguito di incuria o disprezzo del territorio”. Serracchiani ha ricordato che la Regione Fvg ha sottoscritto con il Governo nazionale un accordo di programma per l’accelerazione agli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico, di cui e’ commissario straordinario delegato, permettendo di mettere a gara opere per 32,2 milioni di euro. Ha quindi ricordato il Piano paesaggistico in fase di elaborazione, il nuovo Piano energetico che detta regole precise di sostenibilita’ proprio nel settore idroelettrico e la prossima adozione di un Piano di tutela delle acque. “Il Vajont – conclude Serracchiani – deve essere un perpetuo ammonimento contro l’accecamento delle istituzioni e contro l’infamia delle speculazioni, ma anche una continua esortazione a prenderci cura dell’ambiente che ci circonda per renderlo piu’ sicuro e piu’ bello. Dalla tragedia del 1963 dobbiamo trarre oggi piu’ che mai la giusta lezione: quel 9 ottobre di 52 anni fa la natura si e’ ribellata all’uomo che ha insistito nel farle violenza”.

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