Nonostante i miglioramenti del 2006, il buco dell’ozono torna ad aprirsi preoccupando gli scienziati
La questione del buco dell’ozono tiene la popolazione mondiale con il fiato sospeso da, ormai diversi anni. L’ozonosfera permette, infatti, di trattenere i raggi UV. Un’assottigliamento di questa, come avviene ogni primavera nelle zone artiche, unita alla produzione dei CFC ( clorofluorocarburi) avvenuta, soprattutto, negli anni Settanta dà vita al famigerato buco dell’ozono. Proprio, nel periodo a cavallo tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, il buco aveva raggiunto un’ampiezza di 30 milioni di chilometri quadrati. La sospensione degli spray contenenti i CFC, portò ad una lenta e incostante chiusura del buco. E’ anche vero che, in molte parti della Terra si è rarefatta l’ozonosfera sempre più, portando ad un aumento dei tumori della pelle, soprattutto in Nord Europa. Nel 2006, infatti, l’espansione toccò i 23,5 milioni di chilometri quadrati, facendo ben sperare gli scienziati. Ad oggi, però, la notizia lanciata dagli scienziati della NASA preoccupa molti. Pare, infatti che il buco abbia iniziato a riaprirsi arrivando a 26 milioni di chilometri quadrati. E’ anche vero che, un marginale allargamento sia normale, in quanto i CFC sono ancora presenti nell’atmosfera. Infine, secondo Michael Bittner, responsabile del Data Center mondiale per il telerilevamento dell’atmosfera (Wdc- Rsat), l’anomalia è data dal fatto che “alla fine di agosto l’aria calda che scendeva al Polo Sud si è interrotta e sopra l’Antartide si è instaurata una situazione di calma atmosferica, questo ha fatto si che entrassero in funzione i fenomeni che degradano lo strato di ozono”. Speriamo che, l’espansione possa gradualmente rientrare e diminuire.