Secondo l’esperto Claudio Rafanelli abbiamo dimenticato la nostra cultura contadina per sostituirla con una cultura industriale, in cui la cura del territorio passa in secondo piano
Proprio in questi giorni, tante città italiane si sono trovate impreparate e distrutte dal violento maltempo, che imperversa sull’Italia. Le polemiche si sono accese e in molti si sono chiesti cosa stiano aspettando gli organi di competenza, ad attuare piani di prevenzione adeguati per un territorio martoriato, da anni, da questi fenomeni. In molti, invece, si sono domandati cosa stesse succedendo cercando di comprendere cosa provoca tali fenomeni.Meteoweb l’ha chiesto all’esperto Claudio Rafanelli dell’Istituto di Acustica e Sensoristica “Orso Mario Corbino”, il quale ha affermato che: “Quello che si sta verificando è ciò che, alle nostre latitudini, chiamiamo clima mediterraneo; cioè piogge intense in autunno conseguenti all‘estate calda e torrida che è appena trascorsa. Il periodo di caldo intenso, durato per diversi mesi, ha portato ad una evaporazione dell’acqua di bacini, laghi, fiumi etc. Con l’abbassarsi del sole, tutto il vapore acqueo che viaggia nell’atmosfera ormai fredda, si sta condensando; producendo così un intenso scambio di energia tra questi e l’atmosfera interna e dando vita a questi fenomeni di pioggia intensa.” Fin qui tutto normale. Si tratta, in effetti, di fenomeni che normalmente accadono in questa stagione. Il problema è dato, però, da una mancanza di piani di prevenzione adeguati che mirino ad una tutela e cura del territorio. Lo stesso Rafanelli conferma questa tesi, ricordandoci che il nostro territorio è passato da una cultura contadina, in cui vi era una cura particolare del terreno, primario sostentamento della popolazione ad una cultura industriale, in cui i terreni passano in secondo piano.
Ormai prossimi alla Conferenza di Parigi, che impegnerà i governi di tutto il mondo a prendere delle misure adeguate relativamente al riscaldamento globale; il nostro esperto ci ricorda che, per quanto questo abbia di sicuro delle responsabilità è pur sempre un fenomeno di lungo periodo. Quello che è certo, è che il clima sta cambiando e ora più che mai lo si percepisce. Così come dieci anni fa, questo periodo di piogge intense particolari è dovuto ad un’estate torrida e molto calda. Primo responsabile è, quindi, il sole; il cui ciclo solare, che dura in media undici anni, gli consente di inviare energia sulla terra che, in questo caso specifico, molto forte ed intensa colpendo un territorio poco controllato. “Il nostro territorio è un territorio molto particolare, dove abbiamo costruito città densamente popolate – continua Rafanelli- e coprire la terra con delle costruzioni significa non dare all’acqua il tempo necessario, per essere assorbita dal terreno, permettendole quindi di correre via”.
Per l’esperto, infatti, abbiamo dimenticato il concetto di terreno libero e continua affermando che: ” abbiamo perso la memoria di avere necessità di lasciare libero il terreno circostante i fiumi, abbiamo costruito argini e ponti e quando le rive non sono ben curate, il fornice del ponte si trasforma in diga, che a sua volta si riempie facilmente, per poi straripare. Il tempo che ha l’acqua di arrivare a valle è molto breve, proprio perchè il terreno è tutto asfaltato non consentendo appunto all’acqua di essere assorbita dallo stesso. ” Per l’esperto la colpa non è solo dei sindaci attuali, anzi queste sono decisioni politiche prese negli anni che hanno effetti sul lungo periodo. La scarsa attenzione data al territorio, ripresa solo quando avvengono queste tragedie, provoca le tragedie stesse. Rafanelli ricorda la frana del Sarno del 1998, in cui venne giù un sacco di fango dovuto alla mancata cura data ai regi lagni, costruiti dai Borbone, che inviavano periodicamente uomini a pulirli probabilmente non sapendo perchè. La scarsa cura data poi negli anni ha fatto si che nel momento in cui si sono scatenate le piogge intense, tutto quello che si era raccolto e annidato scivolò via e provocò una delle tragedie più importanti d’Italia, in cui persero la vita 160 persone.