Medicina: una scoperta italiana migliora la dignosi dell’endometriosi

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Finora l’unico modo per avere una diagnosi completa dell’endometriosi, era la chirurgia

Colpisce il 10% delle donne in età fertile ed è la causa di forti dolori e spesso anche di infertilità. E’ l’endometriosi, cioè la presenza di tessuto simile all’endometrio – che ricopre la cavità interna dell’utero – fuori dalla cavità uterina. Colpisce soprattutto le giovani donne che iniziano a soffrire qualche giorno prima del flusso mestruale e tende ad accentuarsi in seguito, soprattutto alla fine della mestruazione. Un altro dei sintomi che insieme all’emicrania e al dolore pelvico è abbastanza caratteristico dell’endometriosi è il dolore nei rapporti sessuali, che si riscontra nel 40% dei casi. Oggi grazie a un nuovo liquido di contrasto, scoperto dalla Fondazione italiana endometriosi diretta da Pietro Giulio Signorile, il medico potrà localizzare precisamente le cellule malate e conoscerne l’entità. Finora infatti l’unico modo per avere una diagnosi completa dell’endometriosi, era la chirurgia. La risonanza magnetica aveva un ruolo importante nella diagnosi, ma non era esaustiva poiché solo durante l’intervento le cellule endometriosiche potevano essere intercettate in tutta la loro estensione. Con il liquido di contrasto scoperto dall’équipe di Signorile sono invece visibili anche le parti più piccole. “La nostra ricerca ha evidenziato che l’Amh”, l’ormone antimulleriano, “era distribuito in molti organi, sebbene con diverse localizzazioni in cellule e tessuti e vari livelli di espressione – spiega Signorile – Ma soprattutto abbiamo dimostrato una forte espressione dell’Amh nei tessuti endometriosici. Dopodiché abbiamo evidenziato la capacità dell’Amh, mescolato con il gadolinio di rilevare direttamente dalla risonanza magnetica anche le più piccole lesioni endometriosiche”. Nelle cellule ovariche l’Amh è presente già dal feto, sviluppandosi intorno alla trentaduesima settimana e i livelli di questo ormone sono considerati un buon indicatore per le donne, sia per la riserva ovarica che per segnare l’inizio della menopausa. L’ormone poi aumenta sia in caso di policisti ovarica che in caso di endometriosi. I ricercatori della Fondazione italiana, nello studio pubblicato sulla rivista ‘Journal of Cellular Physiology’, hanno dimostrato che aggiungendo l’Amh al gladolinio, comunemente usato come mezzo di contrasto diagnostico, l’immagine della malattia nella risonanza magnetica viene potenziata, evidenziando anche le lesioni più microscopiche dei tessuti e in tutti gli organi che ne sono stati intaccati. Questo studio, individuando così precisamente la presenza della malattia nella donna, costituisce un aiuto concreto per migliaia di donne che non hanno mai certezza sulla diagnosi, fino all’intervento, si legge in una nota. La Fondazione italiana endometriosi, sviluppa ricerca sulla malattia con progetti finalizzati alla scoperta di test di diagnostica precoce, terapie e ricerca degli effetti degli ‘endocrine disruptors’ (sostanze chimiche inquinanti) sulla endometriosi. La Fondazione ha inoltre il preciso scopo di implementare la ricerca su questa malattia, che attualmente ha fondi destinati, nel mondo, circa 200 volte inferiori ad altre malattie croniche. L’obiettivo è quello di aiutare a sostenere le donne, diffondere informazioni sull’endometriosi, seguire le pazienti nel loro percorso di cura, aiutare lo sviluppo degli studi e delle ricerche sul fenomeno.

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