Il 30% dei casi di psoriasi e’ destinato a evolversi in artrite psoriasica, una malattia infiammatoria cronica di carattere autoimmunitario invalidante. L’evoluzione non e’ rapida, dura solitamente anni ed e’ determinata da fattori non solo genetici ma anche ambientali, come prova il fatto che spesso nei gemelli omozigoti, quindi geneticamente identici, solo uno sviluppa la patologia. Questo e’ il motivo per cui Angela Ceribelli, reumatologa e ricercatrice a Milano, potra’ disporre di 210 mila euro per uno studio, della durata di tre anni, volto a individuare biomarker in grado di predire in quali casi la psoriasi si trasforma in artrosi psoriasica. E’ lei infatti la vincitrice per il 2015 di “La Ricerca in Italia: un’idea per il futuro” concorso bandito dalla Fondazione Lilly e destinato a promuovere i progetti proposti dai giovani ricercatori italiani. L’annuncio e’ stato dato in occasione dell’evento sul valore della partnership pubblico-privato per l’incentivazione della ricerca scientifica in Italia, che si e’ tenuto presso l’Aula Magna della Facolta’ di Medicina e chirurgia del Policlinico di Catania. L’artrite psoriasica e’ una malattia infiammatoria cronica di carattere autoimmunitario, spesso invalidante, che viene preceduta da una manifestazione sulla pelle, la psoriasi, anche diversi anni prima. Per manifestarsi – e quindi per trasformarsi da psoriasi a artrite psoriasica – richiede la presenza di fattori non solo genetici ma anche ambientali: lo conferma il fatto che spesso nei gemelli omozigoti, quindi geneticamente identici, solo uno sviluppa la patologia. In pratica ci sono fattori ambientali (la disciplina che studia queste relazioni e’ l’epigenetica) che agiscono sui geni ottenendo che alcuni rimangano silenti e altri si esprimano. Se si riuscisse a capire subito quando si sviluppano le alterazioni epigenetiche che si traducono in artrosi psoriasica, prima che questa faccia danni, si potrebbe intervenire e controllare la malattia con maggior successo perche’ precocemente. Come capirlo? Ancora non si puo’ perche’ manca un marker clinico, cioe’ un biomarcatore che indichi o escluda questo processo.