“Perché c’è stato il terremoto? Perché quando la terra non può reggere il peso del peccato, trema”. Sono le parole di maulana Abdul Qudus, religioso pakistano dell’ente sunnita Wafaq-ul-Madaris-e-Arabia, che arrivano dopo il violento sisma di ieri in Pakistan e Afghanistan che ha fatto almeno 425 morti. Wafaq-ul-Madaris-e-Arabia gestisce oltre 12mila scuole coraniche in Pakistan, vanta una ‘rosa’ di migliaia di religiosi al suo servizio e milioni di seguaci.
“Dovremmo ringraziare Dio Onnipotente perché il Paese è stato risparmiato da altre grandi catastrofi”, è scritto in un comunicato. Per maulana Qudus, citato dall’agenzia di stampa Dpa, “tutti noi dobbiamo cercare il perdono di Dio e promettere di non ripetere i nostri peccati in futuro in modo da evitare simili disastri”. Un’interpretazione, questa, che fa discutere. “E’ come gettare del sale sulle nostre ferite – ha commentato Jamaluddin Khan della città di Swat, duramente colpita dal sisma – Può accadere ovunque, a chiunque. Questi religiosi dovrebbero sapere che alcuni profeti, quelli che loro stimano, hanno affrontato disastri come la carestia. Parlerebbero anche in questi casi di collera divina?”.