11 novembre, i proverbi di San Martino più diffusi in Italia

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San Martino divenne popolare anche per via della collocazione della sua festa nel Calendario che coincideva con la fine delle celebrazioni del Capodanno celtico, il Samhain, nei primi dieci giorni di novembre. La celebre festa pagana era ancora viva nell’VIII secolo e siccome Martino fu, sin dal primo Medioevo, il Santo più popolare d’Occidente, la Chiesa pensò di cristianizzare i festeggiamenti celtici, trasformando molte delle loro usanze nella celebrazione del Vescovo di Tours.

SAN MARTINO 2Ecco perché la festa di San Martino divenne, in gran parte d’Europa, una sorta di Capodanno. In Italia, fino al secolo scorso, l’11 novembre cominciavano le attività dei tribunali, delle scuole, dei parlamenti; si tenevano elezioni e, in alcune zone, scadevano i contratti agricoli e e di affitto. Tuttora in molte zone si dice “far San Martino” all’atto di traslocare e sgomberare. Era anche il momento in cui ammazzare il maiale, come accade, ancora oggi, in alcuni luoghi spagnoli, dove un proverbio dice : “A todos nos llega el San Martin” (“A tutti ci arriva il San Martino”, ossia “tutti prima o poi dobbiamo morire”). La figura del Santo è sinonimo di abbondanza,tanto che in Abruzzo si dice: “Ce sta lu Sante Martino” se in una casa non mancano le provviste. Il giorno di San Martino è tempo di baldoria, favorita dal vino vecchio che, proprio in questi giorni, va finito per pulire le botti e lasciarle pronte per la nuova annata. In Romagna, infatti, si dice: “Par Sa’ Marten u s’imbariega grend e znèn”, ossia “Per San Martino si ubriaca il grande e il piccino”.

SAN MARTINO 3Ma i proverbi su San Martino sono davvero numerosi: “Per San Martino si spilla il botticino”; “Per San Martino cadono le foglie e si spilla il vino”; “Per San Martino ogni mosto è vino”. Non mancano i proverbi meteorologici: “Se il dì di San Martino il sole va in bisacca, vendi il pane e tieniti la vacca. Se il sole va invece giù sereno, vendi la vacca perché è poco il fieno” che, tradotto, significa: “ Se all’ora del tramonto dell’11 novembre ci sono le nuvole che coprono il sole, si può sperare in un buon raccolto di fieno e di grano e ci sarà il pane da vendere e una vacca grassa, ma se tramonta in un bel cielo sereno, non ci sarà abbastanza fieno per gli animali e sarebbe meglio venderli”. Per la festività di San Martino ci si augurava che la semina del grano fosse già finita per fa sì che all’arrivo del freddo il seme stesse già sotto terra. Si diceva che, chi seminava dopo questa data, avrebbe avuto un raccolto misero: “Per San Martino la sementa del poverino”. Chi desiderava avere una vendemmia fruttuosa, doveva sbrigarsi anche a potare e a preparare il terreno attorno alla vite. Un noto proverbio, infatti, dice: “Chi vuol far buon vino, zappi e poti nei giorni di San Martino”.

SAN MARTINO 4Una curiosità: il famoso proverbio: “Per un punto Martin perse la Cappa” non ha nulla a che vedere col Santo di Tours.Molti, infatt, legano erroneamente il mantello (la cappa) del famoso miracolo ad un’altra tradizione, dove si narra di un frate di nome Martino che aveva scritto sulla porta d’ingresso di un monastero una frase nella quale c’era un punto collocato fuori posto, capovolgendone completamente il senso. La frase incriminata avrebbe dovuto essere trascritta così: “La porta sia aperta. A nessuna persona per bene sia chiusa”. Quella errata suonava, invece, in questo modo: “La porta non sia aperta a nessuno. Sia chiusa alle persone dabbene”. Per l’errore commesso, Martino perse la cappa, cioè il priorato. La stessa frase ‘Per un punto Martin perse la cappa’ viene citata, oggi , per indicare la perdita, per una disattenzione, di qualcosa importante desiderata.

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