“Dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi”, così Pertini durante il terremoto del 1980

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“Non erano ancora giunti in quei paesi gli aiuti necessari. Proprio quella polemica di Pertini portò a costituire la Protezione civile”

Era la mattina del 24 novembre 1980 quando Giuseppe Zamberletti, della Protezione Civile, ricevette la telefonata del ministro dell’Interno, Virginio Rognoni, che gli chiedeva di partire per la Campania, dove la sera precedente un terribile terremoto aveva causati danni devastanti. Di magnitudo 6.9 della scala Richter, il sisma aveva colpito sia la Campania che la Basilicata, e in particolare le province di Avellino, Salerno e Potenza. “Rognoni mi chiamò a Roma, ricordo che c’era una nebbia fittissima e che mi feci portare a Genova per prendere un aereo e raggiungere subito la capitale”, racconta Zamberletti, commissario straordinario per il terremoto e considerato fondatore della moderna Protezione civile. “Quando ci rendemmo conto della situazione al ministero dissi che era necessario muovere tutte le forze, con un contingente almeno pari a quello del terremoto del Friuli di 4 anni prima. Il pomeriggio del 24 arrivai a Napoli con un volo militare assieme al ministro della Difesa e cominciai a mettere insieme un comando delle operazioni”.

L’allora presidente della Repubblica, Sandro Pertini, come sua abitudine in casi del genere, era già sul luoghi del disastro e in un messaggio rilasciato alle televisioni denunciò che “non erano ancora giunti in quei paesi gli aiuti necessari, non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci. Ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi“. Zamberletti ricorda che Pertini arrivò a Sant’Angelo dei Lombardi quando l’organizzazione cominciava a muoversi. “Si trattava di spostare trentamila uomini dal nord con problemi logistici incredibili, proprio quella polemica di Pertini portò a costituire la Protezione civile”. Le operazioni iniziarono “con 24 ore di ritardo, bisognava decidere dove tenere il comando delle operazioni, dove dislocare le forze, non c’era alcuna pianificazione”, ricorda l’ex ministro, “c’erano difficoltà di comunicazione, all’epoca non c’erano i cellulari e utilizzavamo radio da campo”. Zamberletti coordinò le operazioni dal comando di Napoli e si recò nelle zone colpite dal sisma. La popolazione di Sant’Angelo dei Lombardi, in provincia di Avellino, “non aveva più nulla, la situazione era terribile“.

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