Il costante aumento delle temperature potrebbero ridurre le produzioni della metà entro il 2050
La Tunisia potrebbe aggiudicarsi il titolo di principale esportatore di olio d’oliva del mondo dopo una produzione da record. Il settore attualmente da lavoro a 390mila persone e vale per il 5% delle esportazioni nazionali. Quest’anno la Tunisia ha prodotto 340mila tonnellate di olio d’oliva che hanno fruttato circa un miliardo di euro, ma i cambiamenti climatici potrebbero mettere in ginocchio questa preziosa risorsa nazionale. Infatti l’oro verde del Paese maghrebino potrebbe cadere nella morsa del global warming, ossia del surriscaldamento globale.
Nonostante la vicinanza alle aree desertiche del Sahara, l’80% degli 80 milioni di ulivi del paese riescono comunque a dissetarsi e a sopravvivere solo grazie alle piogge. Ma il global warming produce un aumento delle temperature e una riduzione delle precipitazioni e se il fenomeno continuerà, come sembra probabile almeno nel breve e medio periodo, entro il 2050 la produzione potrebbe dimezzarsi.
Una catastrofe ambientale ed economica che la Tunisia ovviamente non può permettersi, “Quando ho cominciato a lavorare nel settore – spiega Amar Slama proprietario di 125mila ulivi a sud di Tunisi – non avrei mai immaginato di ricorrere all’irrigazione artificiale. Nei nostri campi sono sempre bastate le piogge e la produzione era eccellente. Adesso dobbiamo impegnarci a irrigare i campi per mantenere gli stessi livelli“.
Il governo sta cercando di correre ai ripari favorendo la creazione di nuove piantagioni nelle zone più favorevoli nel nord del paese, la costruzione di canalizzazioni irrigue e incoraggiando i coltivatori ad utilizzare le varietà locali più resistenti all’aridità.