La consistenza dell’esosfera di Mercurio, osservata dalla sonda MESSENGER, può essere spiegata da un bombardamento di grani di polvere di dimensioni millimetriche sulla sua superficie, forse provenienti dalla cometa Encke
Secondo una recente ricerca Mercurio è stato bersagliato regolarmente da grani di polvere provenienti da una cometa. Un bombardamento periodico che ha avuto effetti sulla tenue atmosfera del pianeta e potrebbe aiutare a capire come questi corpi privi di gas riescano a mantenere i loro rarefatti inviluppi. I risultati dello studio verranno presentati a giorni nel corso del meeting annuale della Division of Planetary Sciences dell’American Astronomical Society a National Harbor, da Apostolos Christou all’Osservatorio di Armagh in Irlanda del Nord, Rosemary Killen del Goddard Space Flight Center della NASA e Matthew Burger della Morgan State University di Baltimora, che lavora al Goddard.
Anche dalla Terra, in realtà, durante le notti chiare e senza Luna è possibile assistere alla comparsa in cielo di miliardi di grani di polvere che bruciano attraversando l’atmosfera terrestre. Sono le cosiddette meteore o “stelle cadenti”. In alcuni periodi dell’anno il loro numero aumenta in maniera esponenziale, arrivando a ricordare i fuochi d’artificio: si tratta di un fenomeno chiamato sciame meteorico, ovvero una sorta di spettacolo pirotecnico dovuto al passaggio della Terra attraverso una scia di particelle di polvere lasciate lungo il proprio cammino da una cometa. Sebbene i corpi come la Luna e Mercurio siano in genere privi di atmosfera, sappiamo che sono circondati da nubi di particelle provenienti dalla superficie o portate dal vento solare. Si tratta di “esosfere” alquanto rarefatte rispetto all’atmosfera della Terra o ad esempio di Marte, ma le nuove ricerche hanno rivelato che sono piuttosto complesse e dinamiche. I ricercatori hanno scoperto che la quantità di calcio osservata e l’andamento con cui variava potevano essere spiegati dalla caduta di materiale sulla superficie del pianeta in seguito a degli impatti. In realtà si trattava di polvere cometaria, proveniente dalla cometa Encke, scoperta nel XVIII secolo e che prende il nome dal matematico tedesco che per primo ne ha calcolato l’orbita.
“Scoprire che siamo in grado di spostare la posizione della scia di polvere per fare in modo che concordi con le osservazioni di MESSENGER è senza dubbio gratificante, ma il fatto che lo spostamento concordi anche con ciò che sappiamo della cometa Encke da fonti indipendenti ci rende fiduciosi della solidità del rapporto di causa-effetto“, ha precisato Christou. “Sapevamo già che gli impatti hanno un ruolo importante nella produzione delle esosfere“, ha detto Killen. “Quello che non conoscevamo era l’importanza relativa delle scie di polvere cometaria rispetto alla polvere zodiacale. A quanto pare le polveri cometarie possono avere un enorme effetto, sebbene periodico“.