Oggi è San Martino, la festa dei… cornuti!

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Dal sacro al profano: se conoscete qualche cornuto oggi potete fargli gli auguri, perché san Martino è anche loro protettore, oltre che dei soldati e dei mendicanti

Voi lo sapevate che anche i cornuti hanno una festa a loro dedicata? Che poi, a pensarci bene, è anche giusto: c’è una festa degli innamorati, il 14 febbraio; il giorno successivo, il 15, c’è persino la festa dei single, San Faustino, dunque perché non si dovrebbero festeggiare anche i cornuti? In fondo fanno parte anche loro del complicato mondo dell’amore. Ebbene, se ne conoscete qualcuno potete fargli gli auguri oggi, 11 novembre, perché san Martino è protettore dei soldati e dei mendicanti, ma anche… dei cornuti. Proprio a questi ultimi, in molte località italiane, vengono organizzate vere e proprie feste dedicate a questa particolare celebrazione.

cornutiIl motivo per cui san Martino è associato a questa particolare categoria non è ancora ben chiaro, e le ipotesi in merito sono diverse: alcuni pensano che questa ricorrenza sia da far risalire alle tante fiere di bestiame dotato di corna, che anticamente si svolgevano proprio in questo periodo; secondo un’altra ipotesi, le origini della ricorrenza sono da attribuire ai 12 giorni di sfrenate feste pagane che si svolgevano sempre in questo periodo dell’anno, durante le quali gli adulteri erano considerati quasi la normalità. Un’altra leggenda, che sembra in verità alquanto fantasiosa, narra di San Martino che portava sulle spalle la sorella per evitare che i suoi vogliosi concittadini abusassero di lei, ma era tutto inutile dato che lei stessa riusciva sempre a sfuggire al fratello.

L’ipotesi che resta la più affascinante è quella che vede le origini di questa festa già nell’antica Roma. Nella “Roma sparita” di Luigi Zanazzo, infatti, si racconta di una vera e propria crudeltà che si svolgeva la notte prima dell’11 novembre, quando davanti alle case di chi era giudicato “cornuto contento”, ovvero che sapeva di esserlo, ma lo accettava passivamente, venivano depositati fiori, nastri, corna, infiorate di mortadella e persino dei sonetti, poesie in rima che si burlavano dei poveri malcapitati. Questi simboli, in genere, venivano donati con crudeltà da un amico, che proprio tanto amico non era, e che non svelava la propria identità alla persona di cui si prendeva gioco. Il povero cornuto di turno diventava quindi lo zimbello di tutta Roma, ma nel caso in cui scopriva chi gli aveva tirato il brutto scherzo capitava che, nella peggiore e più diffusa delle ipotesi, la burla diventasse letale, soprattutto per chi l’aveva ordita.

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