Dal 2000 ad oggi è nettamente aumentato il numero di donne che a meno di 50 anni vengono colpite da tumore al seno, ma le percentuali di guarigione sono cresciute del 10%, anche grazie alle mammografie
Aumentano i casi di tumore del seno nelle under 50. In 15 anni nel nostro Paese si è registrato un incremento del 27%: erano 7.921 nel 2000, quest’anno le nuove diagnosi in questa fascia d’età saranno 10.105. Per questo diventa essenziale rivedere i criteri di accesso alla mammografia ed estendere il test a tutte le italiane a partire dai 45 anni. A lanciare l’appello gli oncologi riuniti nell’International Meeting on New Drugs in Breast Cancer, che si apre domani al Regina Elena di Roma con la partecipazione di più di 200 esperti da tutto il mondo. “Lo screening nelle donne dai 50 ai 69 anni ha contribuito in maniera determinante a ridurre di quasi il 40% la mortalità per cancro del seno nell’ultimo ventennio – spiega il prof. Francesco Cognetti, direttore dell’Oncologia Medica del Regina Elena di Roma e presidente del Convegno giunto alla quarta edizione -. L’età del primo esame va abbassata per tutte le donne a 45 anni e i controlli devono proseguire fino ai 74. Oggi solo due Regioni, Emilia-Romagna e Piemonte, hanno ampliato in maniera strutturata la fascia d’età da coinvolgere nei programmi di screening, come suggerito dal ‘Piano nazionale prevenzione’”.
Nel 2015 sono stimati in Italia circa 48.000 nuovi casi di tumore del seno, 692.955 donne vivono con una diagnosi per questa patologia. “L’innovazione prodotta dalla ricerca ha permesso di raggiungere risultati importanti – afferma il prof. Cognetti -. In quindici anni le percentuali di guarigione sono cresciute di circa il 10%, passando dal 78 all’87 per cento. Si tratta di un risultato eccezionale, da ricondurre alle campagne di prevenzione e a trattamenti innovativi sempre più efficaci”. E, se si interviene ai primissimi stadi, la sopravvivenza raggiunge il 98%”. “Ma il tumore del seno – continua il prof. Cognetti – resta la più frequente causa di morte per cancro nel sesso femminile anche fra i 40 e i 50 anni. Vanno quindi sensibilizzate le donne ad aderire alla mammografia ed è necessario che le Istituzioni siano pronte a recepire le indicazioni che provengono dalla comunità medico-scientifica”.
Nel biennio 2011-2012 quasi 5.300.000 donne di età compresa fra 50 e 69 anni sono state invitate a sottoporsi alla mammografia, circa 3.000.000 sono state esaminate. L’estensione teorica è risultata pari al 94,4%, mentre quella effettiva è stata del 73,3%. Il confronto tra le Regioni del Nord e del Centro con quelle del Sud Italia rivela ancora uno squilibrio nell’estensione di questo esame: mentre al Nord e al Centro è rispettivamente del 94% e dell’86%, al Sud il valore registrato è inferiore al 40%. “Le evidenze scientifiche – conclude il prof. Cognetti – dimostrano che nelle donne ad alto rischio per importante storia familiare o perché portatrici della mutazione di un particolare gene, BRCA1 o BRCA-2, i controlli mammografici dovrebbero iniziare a 25 anni o 10 anni prima dell’età di insorgenza del tumore nel familiare più giovane. Questi sono casi particolari, perché la maggior parte delle diagnosi di tumore del seno sotto i 50 anni non è legata a fattori ereditari. Ma l’incidenza della malattia nelle quarantenni è in costante crescita. Ecco perché è indispensabile abbassare la soglia dello screening a 45 anni. Solo così potremo salvare più vite”. Come dimostrano gli studi scientifici la riduzione della mortalità per carcinoma mammario grazie allo screening è diversa nelle varie fasce d’età. È pari al 14% per le donne fra 50 e 59 anni e al 32% per quelle fra 60 e 69. La sensibilità della mammografia infatti aumenta in relazione all’età per la riduzione della densità mammaria. Da qui l’opportunità di includere nei controlli anche le over 70.