Chi ci spia? Attivata la sorveglianza elettronica globale antiterrorismo

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Dopo gli attentati di Parigi stiamo assistendo a due differenti tipi di approccio al problema globale del terrorismo, quello USA e quello EU. Ma quale dei sarà migliore? Quale dei due non ridimensionerà la nostra libertà?

In questo delicatissimo momento storico gli USA, almeno formalmente, tirano il freno a mano in materia di intercettazioni e libertà di scambio dati digitali, mentre l’Europa pigia sull’acceleratore.

Contraddizioni apparenti, mentre è in corso l’offensiva contro il terrorismo che si chiama Stato Islamico. Ci stiamo accorgendo che sempre più si va verso una massiccia pesca di dati che viaggiano su web, applicazioni di messaggistica e social network.

Dal primo gennaio 2016 sarà avviato il centro europeo che consisterà in una nuova piattaforma creata per consentire agli Stati di rafforzare la condivisione delle informazioni e le indagini relative ai combattenti terroristi ed ai loro finanziatori.

La strategia antiterrorismo europea prevede quindi la condivisione e l’interazione delle banche dati a disposizione delle polizie e dei servizi di intelligence. Gli stati membri inseriranno nei database i dati riguardanti i sospetti combattenti terroristi stranieri così che possano essere letti da tutti, anche da chi non è coinvolto direttamente in quel momento nell’eventuale attentato.

Gli americani hanno da poco sospeso il massiccio programma di intercettazione lanciato dopo l’11 settembre ma resta invece attivo il sistema che riguarda lo spionaggio sul web.

terrorismoGli europei vanno invece nella direzione opposta, sull’onda degli attentati del 13 novembre a Parigi. Nelle banche dati dovrebbero confluire anche le informazioni sui viaggi aerei di tutti noi, tutti i dettagli di ogni singolo volo: nomi, date di viaggio, itinerari, bagagli, modalità di pagamento, tutto questo sarà fatto per effettuare una valutazione dei passeggeri che consenta di identificare quelli da sottoporre ad ulteriore verifica.

Al fine di salvaguardare i diritti fondamentali alla protezione dei dati personali, si sono previste una serie di limitazioni al al trattamento e alla conservazione di questi particolari dati:

  • Possono essere conservati “soltanto” per un periodo di cinque anni e devono essere resi anonimi dopo un periodo di 30 giorni
  • Si deve provvedere affinché i passeggeri siano informati in modo chiaro della raccolta dei dati e dei loro diritti al riguardo
  • Il trasferimento dei dati a terzi può avvenire esclusivamente in circostanze molto limitate
  • Il web sarà esaminato alla ricerca di flussi di finanziamenti illecito al terrorismo, saranno rafforzati i controlli sui metodi di pagamento che non passano per le banche come prepagate o monete virtuali

L’idea è quella di impedire la comunicazione tra i terroristi attraverso il web, come il metodo Voip utilizzato dalla Playstation, incriminato ed inserito tra gli strumenti probabilmente utilizzati per gli attentati di Parigi e tra quelli più difficili da intercettare a causa del protocollo di cifratura utilizzato.

Le indagini hanno rilevato il progressivo trasferimento delle conversazioni di affiliati e simpatizzanti dell’Isis sulle piattaforme Telegram e Instagram, dovuta alle continue chiusure di profili Twitter richieste sia dalle forze dell’ordine sia fatte dal movimento hacktivista Anonymous.

Una considerazione su questo argomento è d’obbligo, la sorveglianza globale messa in atto dalle grandi agenzie nazionali di sicurezza non è sembrata, almeno fino ad oggi, particolarmente efficace nella prevenzione di gravi attentati terroristici. Affidarsi quasi esclusivamente all’intelligence digitale e ai droni non appare per nulla sufficiente.

Speriamo che tutte le misure annunciate servano davvero a catturare i terroristi e non a ridimensionare i nostri diritti di cittadini, la nostra libertà di espressione e la possibilità di fare una telefonata o inviare un messaggio senza il timore di essere spiati dalle Intelligence di tutto il mondo.

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