Secondo il professore Lomborg, l’accordo di Parigi inciderà notevolmente sulla crescita del Pil mondiale
La Conferenza del clima di Parigi, il summit delle Nazioni Unite, che ha riunito i leader politici mondiali si è conclusa da qualche giorno, partorendo un accordo che all’apparenza sembra accontentare tutti. L’elaborazione di questo testo non è stato tanto semplice. I negoziati hanno richiesto qualche giorno in più per dar vita ad un accordo, che includesse le volontà e le iniziative di tutti. Gli attivisti sono tra i soggetti entusiasti e contenti di questo progetto; meno lo sono diversi esperti che ritengono l’accordo inutile o inefficace all’aumento della temperatura globale. Tra questi, il professor Bjorn Lomborg, direttore del Copenhagen Consensus Center, il quale ha spiegato che gli impegni presi non riusciranno a contenere i cambiamenti climatici; anzi l’accordo sarà straordinariamente costoso. Non solo, il costo del trattato inciderà sulla crescita del Pil mondiale, a causa dei costi dell’energia, che aumenteranno e corrisponderanno ad una cifra pari a mille e 2 mila miliardi di dollari all’anno, a partire dal 2030. L’esperto, spiega che la convinzione che le riduzioni di gas serra non siano dispendiose, ma che contribuiscano ad una crescita economica è totalmente errata. La realtà è invece che le tecnologie utili alla produzione di energia rinnovabili non sono ancora competitive e per le popolazioni di quei paesi che riceveranno gli aiuti economici, non ritengono tale tematica una priorità. Visto che, gran parte di questi paesi sono costretti a “convivere” con la mancanza di cibo e risorse idriche, cure sanitarie, educazione e via dicendo e necessiterebbero di aiuti economici, in tal senso. Il professore ritiene, inoltre, che l’unico aspetto positivo sia la creazione di un fondo per l’innovazione delle energie verdi, proposto da Bill Gates e altri investitori privati.