Ieri, 30 novembre, c’è stata a Parigi la cerimonia di apertura della COP 21 la Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite alla presenza di circa150 capi di Stato e di Governo fra cui tutti i principali leader del Pianeta; la più ampia partecipazione mai vista ad una conferenza. Alla COP 21 partecipano 195 delegazioni con 40.000 persone al seguito. Tutto il Pianeta. L’obiettivo è salvare la Terra dal riscaldamento globale e salvaguardare il futuro delle prossime generazioni. Il Presidente degli Stati Uniti Obama ha dichiarato che questa è l’ultima generazione che può farlo. Il Presidente della Francia Hollande ha dichiarato che bisogna salvare la vita. Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha definito la conferenza sul clima “un’occasione politica unica che potrebbe non tornare” e rivolgendosi alla platea dei Capi di Stato ha avvertito: “Il futuro del mondo è nelle vostre mani, non sono consentite indecisioni”. Si tratta di dichiarazioni forti insieme a tante altre, (il Papa ha dichiarato: “l’Umanità è sull’orlo di un suicidio”) siamo quindi in presenza di una massima attenzione politica, mai avvenuta prima nella storia.
«Ma l’accordo atteso (limitare a due gradi l’aumento di temperatura del pianeta) anche se politicamente storico e assai rilevante è di per se non sufficiente a fermare il riscaldamento globale. – afferma il fisico Nicola Conenna, presidente della Fondazione H2U The Hydrogen University – Se si considerano gli impegni assunti dagli Stati partecipanti, in apertura della Conferenza, sui tagli alle emissioni, si ottiene un risultato di aumento di tre gradi della temperatura del pianeta. Troppi. La Conferenza COP 21 è quindi inevitabilmente un punto di partenza e non di arrivo. Occorrerà rilanciare in seguito su nuovi obiettivi più stringenti sulle emissioni. La situazione climatica era già chiara e nota da almeno venti anni. Solo ora si cerca un difficile accordo; il Protocollo di Kyoto è stato un totale fallimento. Occorrerà anche salvare la pace da una Terza guerra mondiale di cui già si vedono le avvisaglie. L’impegno della società civile e la pressione dell’opinione pubblica sono assolutamente necessari. Per parte nostra, Fondazione H2U The Hydrogen University, abbiamo un programma da portare avanti».