Da oggi negli USA, Mark Zuckerberg, patron di Facebook, il Social più usato di tutti i tempi, permette di usare alias a minoranze etniche e vittime di bullismo e violenza
Facebook è stato il primo social network a riuscire ad imporre ai suoi utenti l’uso del proprio vero nome e cognome. Cosa non scontata dato che, quando era appena nato e lo usavano ancora in pochissimi, usare un nickname in rete era la normalità. La qualità delle conversazioni sulle prime chat room prescindeva dal nome utilizzato.
La crescita esponenziale di Facebook e il conseguente impatto che ha avuto sulla società ha dato luogo a diversi movimenti di opinione che hanno fatto pressione affinché fosse riconosciuto il diritto di presentarsi con un nome diverso da quello registrato all’anagrafe. Ricordiamo che fino a poco tempo fa questo non era possibile: se segnalati da molte persone, il nostro profilo poteva essere bloccato e mai più aperto a meno dell’invio di un documento di identità valido.
Finalmente, l’azienda di Zuckerberg, ha compiuto un primo, importante, passo verso la revisione di quella che viene definita “Real name Policy”, ed anche rimanendo fermamente convinti dell’importanza di utilizzare un nome verificabile sul Social (per sapere in ogni momento con chi realmente si sta parlando), si riconosce questa necessità a particolari gruppi di persone o comunità marginalizzate e discriminate.
Questa politica nuova parte, come sempre, dagli USA ma di sicuro, a breve, sarà unificata e partirà in Italia, come in tutti gli altri paesi.
Non bisogna dimenticare che Facebook rimane un’azienda privata che deve contemperare diverse esigenze, non ultima quella di scoraggiare l’uso di alias multipli usati da una stessa persona (che andrebbero a minare il valore anche economico della sua offerta commerciale).