“Riscaldamento globale ed effetto serra si combattono anche studiando ed impiegando intelligentemente il sottosuolo come banca del calore”
Usare la geotermia per combattere il riscaldamento globale. Arriva dall’esperienza della Toscana un messaggio e un suggerimento per il Summit di Parigi sul clima, per risparmiare energia fossile attraverso l’impiego di una importante fonte rinnovabile. «La Toscana è stata l’apripista mondiale nell’uso dell’energia termica che si trova nel sottosuolo, comunemente nota come geotermia. Come tutte le applicazioni di tecnologia, anche l’uso dell’energia del sottosuolo non è priva di problemi, ma sarebbe semplicemente stupido rinunciarvi a priori. La soluzione è come sempre nel buon senso e nel rispetto delle regole», spiega Maria Teresa Fagioli presidente dell’Ordine dei Geologi della Toscana.
Nessun pericolo se le scelte sono fatte con i geologi. «La Geotermia non è pericolosa o dannosa di per se, lo è solo quando le scelte vengono lasciate nelle mani di speculatori, o quando un regime di monopolio frena, per inerzia o ignoranza, l’adozione di tecniche sostenibili. E la sostenibilità, per non essere solo un vuoto slogan propagandistico, deve basarsi su conoscenza, condivisione ed assunzione di responsabilità», continua Fagioli.
Sì ad un uso intelligente della geotermia. Per la presidente dei Geologi, «la Geotermia, il cui uso intelligente potrebbe far risparmiare all’umanità una fetta non trascurabile delle emissioni nocive in atmosfera, è in realtà un fenomeno complesso, che in prima approssimazione possiamo dividere in due grandi categorie: calore proveniente dall’interno della terra, e calore solare immagazzinato nel sottosuolo. Riscaldamento globale ed effetto serra si combattono anche studiando ed impiegando intelligentemente il sottosuolo come banca del calore e la scienza che lo studia e conosce è la geologia».
Energia a costo ambientale zero dal sottosuolo. Per quanto riguarda «la prima categoria, più nota e vistosa (vulcani, soffioni, geyser), ha la possibilità di venir impiegata per produrre energia elettrica e per tutte le attività umane per le quali serve acqua bollente: in alternativa, si bruciano combustibili. Ha bisogno, per funzionare, di situazioni geologiche speciali e rare, di investimenti cospicui ed ha generato in passato giustificate preoccupazioni, ma non per questo è da buttare. La ricetta è conoscere e progettare bene: è possibile farlo, lo si deve fare». Poi c’è «la seconda categoria che è forse più interessante, perché a differenza della prima, è disponibile pressoché ovunque, ed è accessibile a chiunque a costi “familiari”. Si tratta del calore solare che si accumula nel sottosuolo in prossimità della superficie, e che può essere estratto a “costo ambientale zero”. Per farlo, si impiegano le cosiddette ”sonde geotermiche” accoppiate a delle speciali e molto economiche, macchine capaci di strizzare fuori il calore anche da fonti appena tiepide: le cosiddette ”pompe di calore”».
Il sottosuolo come serbatoio anche per immagazzinare calore. Proprio per «evitare di sovrasfruttarlo, è pure possibile reimmettere intenzionalmente il calore nel sottosuolo, quando ad esempio in estate, in superficie ne abbiamo in abbondanza, anzi, talvolta in eccesso. Insomma il sottosuolo si può utilizzare come magazzino del calore».
Realtà, non fantascienza. Molti paesi, climaticamente anche molto meno fortunati dell’Italia, «lo fanno da decenni con successo e risparmiano sia in termini di costo energetico sia di emissioni inquinanti».
Appello ai grandi al summit di Parigi, guardate la Toscana. «Chissà se i grandi della terra, riuniti a Parigi, si degneranno di dare a questa grande risorsa, il calore sotterraneo, il peso che merita. Fotovoltaico ed eolico sono fonti energetiche importanti ma quando il sole o il vento non ci sono si rimane in panne; l’energia tratta dal sottosuolo non ci abbandona mai, è solo questione di gestirne bene l’accumulo».
Basta con l’uso indiscriminato dei combustibili fossili. «Noi geologi sappiamo bene quel che sta accadendo al clima: semplicemente, bruciando petrolio e carbone, stiamo riversando in pochi decenni nell’atmosfera terrestre quanto ne era stato sottratto, in centinaia di milioni di anni, dalla vita vegetale sulla terra, quella vita che ha come fondamento biochimico la liberazione di ossigeno (indispensabile alla vita animale ed umana) e la sottrazione di anidride carbonica, responsabile prima dell’effetto serra. Ma proprio in quanto geologi sappiamo altrettanto bene che buona parte del carbone e del petrolio che bruciamo potrebbero essere efficacemente sostituiti da altre fonti energetiche. Come appunto la geotermia». Inoltre, «noi geologi ne conosciamo la valenza, e possiamo solo augurarci che queste nostre conoscenze e competenze non finiscano per venir prese in considerazione come ultima razio, il buon senso farebbe sperare bene, ma a nessuno sfugge (o almeno, non dovrebbe sfuggire) che per ogni tonnellata di petrolio non bruciata, chi il petrolio lo vende e chi lo tassa perde un introito. Pensiamoci tutti quando sentiamo disprezzare la Geotermia, vuoi quella dei soffioni e delle centrali elettriche, vuoi quella “sotto casa” che consentirebbe a tutti di scaldarsi casa, ufficio, fabbrica senza bruciare più nemmeno un litro di petrolio né un chilo di carbone a tale scopo».