Il Cervone o “pasturavacche”. Leggende e realtà su uno dei serpenti più grandi d’Europa [FOTO]

MeteoWeb

Di Gianluca Congi – I serpenti, sin dall’antichità, sono stati considerati in vario modo, anche riguardo alla diversa cultura e alle differenti aree geografiche del pianeta. Odio, circospezione, ammirazione e addirittura venerazione, ecco che nel bene o nel male, questi animali, non sono mai passati inosservati, infatti  il loro fascino è ancora immutato! Tra le numerose superstizioni, che puntualmente riempiono la nostra tradizione popolare, un dato di fatto che emerge con certezza è certamente quello che trattasi comunque di animali molto utili all’equilibrio naturale, il loro ruolo ecologico è insostituibile!

ph Gianluca Congi - Due cervoni adulti ripresi nel Marchesato crotonese
ph Gianluca Congi – Due cervoni adulti ripresi nel Marchesato crotonese

L’uomo, invece di continuare, stupidamente, a diffondere messaggi errati, credendo di essere la razza superiore, si dovrebbe preoccupare del grande conflitto di convivenza, che nel tempo ha generato con tutte le creature insistenti su questa Terra! In terra di Meridione, c’è un grosso e lungo serpente, che è conosciuto, nei vari dialetti, soprattutto con il nome di “pasturavacche”, da taluni chiamato anche più semplicemente “serpa lattara” e, in certi luoghi, appellato come “sacara”,”cervara”, “scurzunara”,“scannavacchi” etc. Purtroppo, anche il “pasturavacche, non è rimasto immune dai miti e dalle leggende popolari, che sui serpenti, continuano ad alimentare fantasie di ogni genere, al punto tale, da costituirne spesso, un male da estirpare con ogni mezzo! Stiamo trattando, nel dettaglio, della specie Cervone (Elaphe quatuorlineata), un colubride, assolutamente innocuo e non velenoso. Il Cervone è il rettile più lungo che vive in Italia, tra i più lunghi d’Europa, può raggiungere e superare i 2 metri e mezzo, ma si tratta di casi eccezionali, rarissimamente documentati; in media gli adulti si attestano intorno ai 160-180 cm.

ph Gianluca Congi – Un grosso Cervone adulto su un albero di Pero – Sila Grande (CS)

Il Cervone più grande che abbia mai visto, fu un individuo di ben 218 centimetri, avvistato in agro di Caccuri (Crotone), un Ofide spettacolare e imponente, anche perché abbastanza grosso oltre che lungo. Gli adulti si presentano con una colorazione bruno-giallastra, con le tipiche quattro bande longitudinali di colore scuro, due per lato, che partono da poco dopo la testa fino alla base della coda; tipica anche la barra scura, molto evidente, ai due lati del capo, tra l’occhio e la commessura della bocca. Differenti i giovani, che nelle parti superiori sono bruni-grigiastri con tre serie di macchie scure, longitudinali e irregolari, spesso disposte a zig-zag, con quelle laterali molto più piccole rispetto a quelle dorsali.

ph Gianluca Congi – Un particolare primo piano di un Cervone adulto

I sub adulti invece hanno una colorazione intermedia, tra il giovane e l’adulto. Il Cervone preferisce gli ambienti caldi e umidi, con diversi habitat rappresentati dalla macchia mediterranea, dalle boscaglie, dai coltivi, dalle radure, dalle praterie e dai boschi decidui aperti. Questa specie non disdegna i muretti a secco o i ruderi. In Italia, generalmente, si rinviene più facilmente intorno agli 800-900 metri di quota, ma in agro di San Giovanni in Fiore e Bocchigliero (Cosenza), l’ho trovato eccezionalmente, anche intorno ai 1200-1300 metri, specie nel periodo estivo. Il Cervone mostra abitudini diurne e, terricole ed è capace anche di arrampicarsi sugli alberi e di nuotare; trascorre l’inverno, in gallerie sotterranee spesso in compagnia di altri rettili. Si nutre di roditori come topi, ratti, crocidure e arvicole, per cui è un animale molto utile all’agricoltura.

ph Gianluca Congi – Un esemplare di Cervone giovane – Sila Grande (CS)

La sua dieta, può costituirsi pure di uova, talvolta di uccelli, che preda nei nidi e che ingoia intere, saranno poi frantumate attraverso i potenti muscoli del tronco. E‘ un costrittore, poiché soffoca le prede prima di ingerirle. Quest’Ofide è capace di predare anche un animale grande quanto uno scoiattolo e, non disdegna nemmeno le lucertole, i ghiri, gli uccelli e diversi altri animali selvatici. Negli anni ho tratto in salvo decine e decine di serpi, rimaste intrappolate in pollai, magazzini e addirittura sotto o dentro autoveicoli, in campagna come in città, con il solo scopo di strapparli al folle linciaggio e ridonarli alla libertà.

Nell’ottobre del 2008, proprio in Calabria, alle propaggini della Sila, mi capitò la grandissima fortuna di descrivere, probabilmente, l’unico caso conosciuto a oggi, di albinismo completo nel Cervone, un giovane interamente biancastro (con accenno rosaceo del tipico disegno giovanile) dall’occhio completamente rosso, iride compresa; un evento scientifico che fece il giro dei più autorevoli ambienti scientifici nazionali e internazionali, legati allo studio e alla ricerca sui rettili (vedasi le immagini).

ph Gianluca Congi – Primo piano del rarissimo caso di albinismo nel Cervone rinvenuto nell’ottobre 2008

In Bulgaria, nel 1975 ci fu una documentazione di albinismo, in quella che oggi è considerata come Elaphe sauromates, giacché dal 2001 è stata separata come specie da E.quatuorlineata. Dunque, non sono noti casi di cervoni albini, chiaramente documentati, oltre a quello calabrese. Ritornando al discorso iniziale, le storie popolari sui serpenti, sono pure fantasie, generate da distorti pensatori. Il Cervone, secondo queste narrazioni, sarebbe ghiotto del latte e, per questo non esiterebbe ad attaccarsi alle gambe e in seguito alle mammelle delle mucche o addirittura delle donne lattanti, con attenzioni rivolte persino alle labbra degli infanti, lasciati a dormire nelle culle, nelle notti di luna piena!

ph Gianluca Congi – Il rarissimo Cervone albino rinvenuto nell’ottobre 2008

Nessun fondamento scientifico, prova quanto poc’anzi descritto, il latte, per i serpenti è indigesto, non si nutrono assolutamente del liquido bianco; eppure l’attributo di “pasturavacche” deriva proprio da queste leggende, come anche le presunte “corna”, in molti casi l’exuvia, ovvero la vecchia pelle, che durante la muta, si arrotola sul capo e dà l’impressione, specie ai non esperti, di trovarsi di fronte a un serpente con le corna, con grandi orecchie o addirittura dotato di baffi! Anche la banda scura, presente sui lati del capo in prossimità della bocca, con il serpeggiare, può dare un effetto ottico particolare, ma ovviamente, tutto ciò al massimo in persone che s’impressionano davanti ad un animale totalmente inoffensivo oltre che docilissimo! In taluni luoghi d’Italia, invece, il nome Cervone, sarebbe da attribuire a una sarcastica nobiltà del serpente!

ph Gianluca Congi – Uno spettacolare esemplare di Cervone adulto di circa due metri – Pre Sila (KR)

Questo rettile, se infastidito, può al massimo fischiare; molto raramente morde, con estrema timidezza e senza alcun effetto, specie sull’uomo. Ricordo, tanti anni addietro, di un esemplare di questa specie, che tormentato da un cane da caccia, dopo aver fischiato sonoramente, non ebbe esitazione nello sferrare alcuni colpi di coda, ma ovviamente, con blandi risultati fisici. Dovremmo analizzare anche, le dicerie, diffuse in alcuni centri collinari e montani calabresi, che vogliono avvistamenti di esemplari di quattro – cinque metri e/o grossi quanto una ruota di moto ape. Nel tempo, diverse persone, mi hanno giurato sulla propria mamma, di aver visto in giro per valloni e campagne, dei veri mostri, frutto di chissà quale immaginazione!

E’ un rettile protetto da varie leggi nazionali, regionali e normative internazionali, ratificate anche dal nostro Paese, vedi Convenzione di Berna – App. II e Direttiva n. 92/43/CEE – App. 2 e 4,; è vietato catturarli, detenerli e ucciderli. Risulta, ancora oggi, il protagonista di feste, riti e manifestazioni pagane, un po’ in tutta Italia.  Uno degli eventi più celebri, probabilmente è la festa dei “serpari” che si tiene a Cocullo, in Abruzzo, dove varie specie di rettili non velenosi, con in testa il Cervone, sono raccolte nelle campagne circostanti e sistemate addosso alla statua di San Domenico, in segno di devozione. In realtà, questa tradizione, trova origini profane, legate alla dea Angizia, protettrice soprattutto dei morsi dei serpenti. Fortunatamente, alla fine di questa manifestazione, i rettili catturati, sono riportati nel loro habitat naturale! In alcuni paesi della Calabria, uccidere una “serpa” è ancora ai giorni nostri una cosa ignobile, può portare diversi anni di sventura e di sfortuna; tuttavia, ahimè, non mancano i casi di assurde quanto ingiustificate spedizioni punitive mirate all’abbattimento di ogni animale strisciante, spesso l’ignoranza fa più danni della grandine! In molte zone d’Europa ma anche d’Italia, la specie è drasticamente in calo se non in pericolo di estinzione locale, è un crimine, uccidere animali del genere, tanto innocui quanto utilissimi e affascinanti allo stesso tempo.

Gianluca Congi © – www.gianlucacongi.it

Condividi