Gran parte dei giornali, questa settimana, si sono concentrati sulla notizia di una ragazza che ha deciso di togliersi la vita a causa di una allergia al Wi-Fi con la quale non riusciva più a convivere. Facciamo chiarezza
Anche se la news, a primo impatto, potrebbe sembrare una bufala, purtroppo non lo è. L’attenzione però ricade pesantemente su questo accadimento di cronaca nera, sia per la giovane età della ragazza sia per la clamorosità con la quale è stata presentata la motivazione di questo estremo gesto.
Questa “allergia” al wi-fi è chiamata tecnicamente elettrosensibilità o ipersensibilità elettromagnetica, se ne parlava già negli anni 40, ma tutt’oggi, i vari studi condotti per verificarne l’esistenza non hanno portato a nessun risultato tangibile. Sia chiaro, non stiamo dicendo che i sintomi riportati da chi ne soffre non siano reali, (l’OMS la riconosce come una vera e propria malattia) ma semplicemente che la confusione in questi casi è tantissima.
La causa sarebbe l’esposizione prolungata ai campi elettromagnetici, ossia dall’inquinamento elettromagnetico, ed i sintomi riportati da chi ne soffre sono: nausea, reazioni cutanee, stanchezza paralizzante, vertigini, panico, palpitazioni, mal di testa e disturbi gastrici che si verificano durante o in seguito all’esposizione ai campi a radiofrequenza.
Fino a oggi tutti i sintomi di questa fantomatica allergia al wi-fi sono difficili da verificare, quindi per i medici non esistono guide da seguire o esami da effettuare per diagnosticare la malattia. Negli ultimi anni sono stati condotti studi in laboratorio in cui i pazienti sono stati esposti a campi elettromagnetici come quelli ritenuti responsabili ma l’unico risultato è stato che non era possibile trovare un collegamento diretto tra i sintomi e la presenza dei campi incriminati.
Addirittura, in molti casi, chi affermava di essere elettrosensibile ha avvertito i sintomi anche con gli apparati spenti, e viceversa, non ha dichiarato alcun malessere quando i dispositivi erano accesi a sua insaputa. L’effetto è, dunque, a tutti gli effetti un autoinganno, che nella maggior parte dei casi viene denunciato in buona fede.
Siamo quindi in una situazione intermedia che sembra senza uscita, per il momento. Non si può certo negare che le persone non soffrano ma la medicina attualmente non ha certificato nulla. Ciò che è stato certificato, invece, è che i campi elettromagnetici non sono nocivi solo nei casi in cui hanno un’intensità al di sotto dei limiti normativi.