“Al Sud ci sono ancora fattori protettivi, legati all’alimentazione e agli stili di vita”. Per quanto riguarda la sopravvivenza, invece, essa dipende dai sistemi sanitari
Nel Nord Italia ci si ammala di più di cancro, ma rispetto al Sud si muore di meno. Secondo i dati del rapporto Aiom-Airtum 2015, i tumori che colpiscono maggiormente la popolazione maschile di più di 50 anni sono, nell’ordine, prostata, polmone, colon-retto, vescica e stomaco. Per la prostata la sopravvivenza a 5 anni è del 90% a Nord, dell’85% al Centro e del 78% al Sud e nelle isole. “Il fatto che i tumori in generale siano più frequenti al Nord è legato a fattori espositivi, che vanno da quelli ambientali agli stili di vita, passando per gli aspetti genetici“, spiega all’AdnKronos Salute Lucia Mangone, medico oncologo e vicesegretario dell’Associazione italiana dei registri tumori (Airtum). “Certamente lo stile di vita nella stragrande maggioranza dei tumori ha un impatto predominante – continua l’esperta – Al Sud ci sono ancora fattori protettivi, legati all’alimentazione e agli stili di vita“. Per quanto riguarda la sopravvivenza, invece, essa “non dipende da fattori eziologici, ma dai sistemi sanitari – precisa l’esperta – Il fatto che al Nord ci siano ospedali che funzionano meglio rispetto al Sud rende ragione del dato che al Nord si sopravviva di più. Non solo, nel settentrione sono attivati programmi di screening oncologici, al Sud molto meno e questo è un limite importante per la diagnosi“. “A parità di stadio spesso le probabilità di sopravvivenza sono molto simili, ma il problema è che nel Meridione vengono diagnosticati più tardi rispetto al Nord“.
“Il caso della vescica è particolare perché è particolarmente diffuso nei maschi del Sud, dato in controtendenza rispetto alla distribuzione degli altri tumori – evidenzia la specialista – Sarebbe molto interessante approfondire perché è uno di quei tumori di origine professionale, al pari del mesotelioma“. Il fumo di sigaretta che, per il presidente Aiom (Associazione italiana di oncologia medica) Carmine Pinto, “ha un impatto sulla vescica pari a quello che ha sul polmone“. La sopravvivenza, nel complesso, è aumentata negli ultimi 20 anni, passando dal 72% dei primi anni ’90 all’80% del 2007.