Il 27 Gennaio 1832, precisamente 184 anni fa, nacque Charles Lutwidge Dodgson, meglio conosciuto con il nome di Lewis Carroll. Oltre che essere diventato famoso per il suo romanzo più famoso “Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie” egli fu un matematico, un logico e, soprattutto, un fotografo britannico. Infatti, se da una parte viene dedicato un premio letterario in suo onore, il Lewis Carroll Shelf Award, per la letteratura per ragazzi, d’altro canto la sua passione per la fotografia lo porta invece sotto una luce diversa, non completamente nitida e perfino ambigua.
La fotografia
La fotografia nacque nella prima metà del Secolo XIX e rivoluzionò completamente il mondo dell’arte, soprattutto del paesaggio e del ritratto. Infatti, grazie ad uno strumento all’epoca conosciuto come camera oscura, lo scienziato Joseph Niépce nel 1826, realizzò la prima fotografia, con il processo chiamato eliografia, ottenuta cospargendo del bitume di Giudea, sensibile alla luce, su una lastra di stagno e aver inquadrato un paesaggio composto di tetti parigini con una lunghissima esposizione alla luce solare, durata ben otto ore.
Successivamente il processò si raffinò sempre di più e nel frattempo venivano potenziati anche gli strumenti per fare fotografie più nitide e che potessero catturare sempre più dettagli e particolari. Per questo molti giovani brillanti, come Carroll, non potevano che rimanere affascinati dal sapere di poter catturare con uno scatto molte cose che agli occhi magari non possono apparire.
In realtà, sembra che la sua passione per la fotografia, sia scaturita dal fatto che lui non avesse una vita sociale attiva come persona adulta. Infatti spesso ritraeva ragazze molto giovani, quasi sempre bambine, come per crearsi un suo mondo infantile immaginario che potesse alleviare le sue sofferenza, quali l’apatia e l’epilessia, scomode per intrattenere rapporti sociali costruttivi e duraturi con persone adulte. Per questo la fotografia per lui divenne probabilmente un rifugio, come i suoi romanzi, anche se alcuni osano teorie più controverse, secondo cui il rapporto che aveva con le sue giovani amiche fosse dettato da un desiderio morboso, comunque mai esplicitato.