29 Gennaio 1990: comincia il processo all’ex capitano della Exxon Valdez, responsabile del disastro ecologico in Alaska

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Era il 24 Marzo 1989 quando la super petroliera Exxon Valdez, di proprietà della Exxon Mobil s’incagliò sulle scogliere dello stretto di Prince William, in Alaska.

La nave, lunga 300 metri e larga 50 trasportava durante i suoi viaggi una quantità di circa 200.000 tonnellate di petrolio ad una velocità di circa 16-17 nodi (30 km/h). Fu costruita nel 1986 a San Diego e fece diverse traversate lungo il pacifico.

Il 23 Marzo 1989, per evitare alcuni piccoli iceberg, la nave cambia rotta per ordine del capitano, il quale finisce per incagliarsi sulla Bligh Reef, disperdendo una quantità di greggio pari a 40,9 milioni di litri e inquinando un tratto di costa dell’Alaska di 1.900 chilometri. Il bilancio fu drammatico: morirono 250.000 uccelli marini, 2.800 lontre, 300 foche, 250 aquile di mare testabianca, 22 orche; senza contare le miliardi di uova andate perdute.

Alla fine del processo, cominciato appunto il 29 Gennaio 1990 e terminato nel 1991, la Exxon Mobil fu condannata in sede civile e penale a pagare un risarcimento di oltre 1 miliardo di dollari, il maggiore fino ad allora mai registrato per un disastro industriale.

Dopo l’incidente la nave venne riparata e tornò in attività, ma con il severo divieto di solcare i mari intorno allo stretto di Prince William.

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