Christian Lunetta, neurologo e membro della commissione medico scientifica dell’ Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica (Aisla) non dimostra alcuna ritrosia nell’affermare gli ingenti benefici che la cannabis ha apportato ai suoi pazienti malati di SLA:”I mei 30 pazienti malati di Sla, ai quali ho prescritto prodotti cannabinoidi a base galenica, hanno avuto un progresso netto, in termini di riduzione del dolore e dello stato di spasticita’ e di miglioramento della qualita’ del sonno”.
Una terapia nuova dall’esito positivo:”Inizialmente ho provato il Sativex su un paziente che non rispondeva ai farmaci tradizionali, ed era per cosi’ dire alla frutta. Ci fu un risultato positivo e questo mi ha fatto capire che, utilizzato in maniera ragionevole e modulando bene la dose, il prodotto era gestibile come un qualunque altro farmaco. Nel corso degli anni, insieme ai miei colleghi, abbiamo valutato prodotti per tisana e olio, e oggi tutti i miei pazienti che li assumono hanno ottenuto buoni risultati. I ‘follow-up’ sulla situazione respiratoria ci dicono che l’introduzione del cannabinoide non ha influito sul peggioramento della malattia. Questa mia esperienza – prosegue l’esperto – e’ in linea con i risultati della sperimentazione conclusa qualche mese fa su pazienti affetti da Sla”.
Come tutti i farmaci però non bisogna mai eccedere nelle dosi di somministrazione, infatti un sovradosaggio potrebbe scaturire effetti allucinogeni e disturbi del pensiero, ma se prescritta la giusta cura i benefici sono immediati:“Quando capita che i pazienti restano qualche giorno senza terapia, perche’ le farmacie consegnano in ritardo, il peggioramento e’ evidente”.
Secondo Lunetta la strada da percorrere nella sperimentazione è ancora lunga:”Studiandole meglio potremmo accertare che non solo leniscono i sintomi, ma aiutano a contrastare alcune patologie. Penso in particolare a quelle oncologiche, ma anche a quelle infiammatorie e neurodegenerative. Sono in corso studi per comprendere il ruolo della cannabis nel contrasto delle cellule tumorali maligne. Il problema – conclude il neurologo – e’ che la cannabis contiene 40 sostanze attive, per cui gli studi dovranno fare chiarezza su cosa e’ veramente efficace”.