Il 2015 è stato l’anno più caldo di sempre: c’è lo “zampino” del “Super Niño” da record

MeteoWeb

Ora è ufficiale, il 2015 passerà alla storia come l’anno più caldo da quando esistono rilevamenti meteorologici affidabili. L’anno appena trascorso ha battuto il record precedente, che era stato stabilito appena l’anno prima, ossia il 2014. Come riferito dalla stessa NASA la temperatura media globale del 2015 è stata infatti di 14,79°C, pari a +0,90°C rispetto la media del XX secolo e di +0,16°C al precedente record del 2014. La temperatura media delle terre emerse è stata di +1,33°C superiore alla media del Novecento, quella della superficie dei mari di +0,74°C, ben maggiore del primato del 2014 che era stato di +0,11°C. La nuova classifica dei cinque anni più caldi è questa: 2015, 2014, 2010, 2005 e 1998. Del resto le fortissime anomalie termiche positive registrate da mesi in gran parte della Terra, dall’Australia fino alla regione artica, parlano molto chiaro.

enea global warmingPer non parlare delle migliaia di record di caldo assoluti sbriciolati in decine di stati, ed in vastissime aree continentali, dall’Asia al nord America, passando pure per l’Europa e l’Africa. Tanto caldo accompagnato da un regime termico sempre più elevato. Ma questo record davvero eccezionale per la storia della climatologia mondiale rischia pero di durare poco. Dando uno sguardo alle previsioni per il 2016 sono tutt’altro che positive, grazie anche al grande evento di “El Niño” che di recente ha raggiunto la massima intensità sul Pacifico centro-orientale, sprigionando una grandissima quantità di calore latente che comincia a immettersi nella bassa troposfera, con serie ripercussioni sul riscaldamento globale del prossimo anno.

Non bisognerà stupirsi più di tanto se il trend climatico osservato in questo biennio 2014/2015 possa accelerare ulteriormente nel corso del 2016, nel momento in cui anche nella media e bassa troposfera si vedranno i massimi effetti del grande “El Niño” strong, in azione sul Pacifico equatoriale. Ogni grande episodio di “El Niño” verificatosi nella storia ha da sempre influenzato, in maniera anche significativa, l’andamento climatico terrestre, favorendo bruschi riscaldamenti che si ripercuotono su buona parte del nostro pianeta. Anche nelle aree lontane dal Pacifico, non direttamente esposte agli effetti diretti di questo fenomeno.

Questo perchè durante il tipico pattern di “El Niño”, la presenza di forti anomalie termiche positive sulla superficie del Pacifico nord-orientale, con valori di circa +2.5°C +3.0°C rispetto la tradizionale media climatologica, trasferisce alle masse d’aria sovrastanti un ingente quantitativo di calore latente che gradualmente tende a salire fino all’alta troposfera. Giunte ad una certa altezza, quasi al limite con la stratosfera, queste masse d’aria molto calde, ma anche ricche di vapore acqueo, al traverso delle latitudini sub-tropicali, tendono a ridiscendere verso il basso (“Subsidenze atmosferiche”), andando ad alimentare la fascia anticiclonica, nota come “Cella di Hadley”, che solitamente insiste in questa zona.

Quest’ultima, venendo supportata da questo “fiume troposferico” di aria particolarmente calda aspirata dalle calde acque superficiali del Pacifico orientale, molto più calde del normale, tende ad elongarsi lungo i meridiani, solitamente con due rami ascendenti più stretti del normale che si distendono al traverso della West Coast americana e dell’Atlantico orientale, convogliando su queste aree anche intense onde di calore.

In sostanza la circolazione atmosferica lungo i meridiani, grazie all’intensa quantità di “energia termica” fornita dalla calda superficie dell’oceano Pacifico, risulta più vigorosa del normale, incentivando così le spinte verso le alte latitudini dei promontori anticiclonici sub-tropicali, con un conseguente incremento delle intense ondate di calore dirette verso le alte latitudini. Come dimostrano le temperature eccezionalmente miti registrate in questi ultimi mesi fra il Regno Unito e la Scandinavia, dove purtroppo, proprio a causa di queste temperature insolitamente miti (e quindi con masse d’aria capaci di contenere maggior vapore acqueo) si sono verificate anche precipitazioni eccezionali che hanno determinato eventi alluvionali e gravi inondazioni.

Condividi