Gli antichi romani, oltre 2000 anni fa, introdussero i bagni pubblici, le fognature, gli acquedotti per l’acqua potabile e le terme pubbliche con l’acqua riscaldata. Fondamentali da un punto di vista della salute, ma nonostante questo, a quanto risulta da un nuovo studio, all’epoca la popolazione era afflitta da parassiti ed ectoparassiti, come pidocchi, pulci, e vermi. Proprio come gli antenati dell’Età del Ferro. Come si legge sul ‘New York Times’, l’invasione dei parassiti potrebbe essere stato il risultato indiretto di leggi che chiedevano ai residenti di rimuovere gli escrementi e i rifiuti dalla loro città, almeno secondo Piers Mitchell, paleopatologo presso l’Università di Cambridge in Gran Bretagna e uno degli autori dello studio. “Gli escrementi sono stati utilizzati per fertilizzare i campi, ma così le feci infette avrebbero contaminato i raccolti“, ha detto l’esperto. Lo studio è pubblicato su ‘Parassitology‘. E’ stata la prima volta che i reperti archeologici sono stati usati per analizzare in che modo le abitudini influenzarono la salute dei romani. L’equipe ha trovato la tracce di parassiti in antiche latrine, siti sepolcrali, feci fossilizzate, pettini e tessuti da vari siti archeologi europei. I romani, ricorda Mitchell, erano appassionati di una salsa a base di pesce crudo fermentato al sole, detta garum, che poteva contenere vermi e uova di parassiti. Nel garum i romani “intingevano il pane, e questo prodotto veniva commercializzato in tutto l’Impero“.
Infezioni: al tempo degli antichi Romani erano diffuse più di quanto si pensasse
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