L’ipotesi di un misterioso pianeta ai confini del Sistema Solare è nata almeno 30 anni fa e da allora le notizie sulla sua probabile scoperta si inseguono e si dissolvono, per poi tornare alla ribalta a distanza di tempo. Di volta in volta è stato chiamato ‘pianeta X’, Smiley, Varuna, Quaoar, Sedna. Questa volta, però, le cose potrebbero essere diverse. I calcoli pubblicati sull’Astronomical Journal da Michael Brown e Konstantin Batygin, dell’Istituto Californiano di Tecnologia (Caltech), “sono sicuramente molto più solidi rispetto a quelli fatti in passato“, ha detto Alessandro Morbidelli, dell’Osservatorio della Costa Azzurra, a Nizza. Per Morbidelli, che è stato anche uno dei revisori dell’articolo, quella fornita da Brown e Batygin “è una spiegazione solida da prendere seriamente, il primo indizio forte a favore dell’esistenza del nono pianeta. Non è un’idea folle“.
Adesso la scommessa è riuscire a vederlo. “Questa – ha rilevato – è una cosa molto difficile: il pianeta ha una luce debole e si muove in modo estremamente lento, tanto che se anche fosse stato fotografato lo si sarebbe preso per una stella. Potrebbe già essere su qualche lastra fotografica“. Vederlo sarà quindi il compito di nuovi telescopi, come Lsst (Large Synoptic Survey Telescope), che dovrebbe cominciare a funzionare nel 2019 passando in rassegna tutto il cielo ogni settimana. A rendere ancora più avvincente la storia del nono pianeta del Sistema Solare c’è una serie di curiose coincidenze.
Per l’astrofisico Gianluca Masi, responsabile del Virtual Telescope, “è una situazione che ricorda la scoperta di Nettuno“, avvenuta nel 1846. “L’esistenza del pianeta era stata indicata sulla base di un metodo indiretto, un’anomalia nell’orbita di Urano“. Tra fine ‘800 e l’inizio del ‘900 alla ricerca del pianeta ‘X’ si era dedicato anche l’astronomo americano Percival Lowell, uno dei più appassionati fautori dei canali di Marte. “Dallo stesso osservatorio nel 1930 è stato scoperto Plutone“, ha detto Masi. Ed è stata ancora la caccia ai corpi più esterni e misteriosi ai confini del nostro sistema planetario a far declassare Plutone da nono pianeta del Sistema Solare a pianeta nano. Una decisione presa nell’agosto 2006 dall’Unione Astronomica Internazionale (Uai) in seguito alla scoperta di un altro pianeta nano, Eris, ad opera di Michael Brown, uno dei due autori della simulazione che oggi rende più fondata l’ipotesi che il pianeta Nove possa esistere davvero.