Solo sei giorni in un articolo dedicato alle tendenze del lungo termine si indicava la possibilità di assistere ad una brusca quanto severa recrudescenza invernale sul vecchio continente conseguito a seguito di una progressiva frantumazione della figura del vortice polare troposferico. In particolare sul comparto europeo, dove l’azione del “lobo europeo” del vortice polare è riuscita a portare quella svolta capace di riportare il vero inverno, la neve e persino il gelo in gran parte del continente. Fra i tanti fattori che hanno contribuito a destabilizzare la figura del vortice polare, di sicura spicca il netto tracollo dell’indice “AO” (“oscillazione artica”), che ora lambisce i -5, cominciando ad avere pesanti ripercussioni pure sull’andamento sull’indice “NAO” (“oscillazione nord atlantica”), molto importante per il clima europeo. Il calo della “NAO” indica che la differenza di pressione tra la depressione islandese e l’alta pressione delle Azzorre sarà molto bassa.
In pratica verrà a mancare quel fitto “gradiente barico orizzontale” e il “gradiente di geopotenziale” in quota, fra latitudini artiche e fascia sub-tropicale, che tiene vivo il flusso zonale sul nord Atlantico, con forti correnti occidentali che dal nord degli USA e dal Canada orientale si dirigono a gran velocità verso l’Islanda, l’Europa occidentale e la Scandinavia. Il debole “gradiente di geopotenziale” in quota contribuisce ad indebolire il ramo principale del “getto polare” che fuoriesce dal continente nord-americano. Tale rallentamento del “getto polare” favorisce la formazione di grandi ondulazioni troposferiche, su larga scala, che dalla fascia sub-tropicale si estendono fino alla regione artica, favorendo la discesa di ampi blocchi di aria fredda, che dal mar Glaciale Artico riescono a versarsi in direzione delle medie latitudini, mentre ad est dell’avvezione fredda sovente si generano intense rimonte calde sub-tropicali, pronte a dirigersi fin sulla regione artica, con ripercussioni che possono avvertirsi pure sopra il mar Glaciale Artico, ormai totalmente ghiacciato.
Generalmente in queste condizioni il “getto polare”, divenendo sempre meno intenso, mantiene un andamento abbastanza ondulato, con lo sviluppo di importanti onde troposferiche, note come “onde di Rossby”, estese per centinaia di miglia, le quali tendono a muoversi progressivamente da ovest verso est, condizionando l’andamento meteo/climatico fra America settentrionale, Europa e Asia centro-settentrionale. Sono proprio queste ampie ondulazioni, prodotte da un sensibile rallentamento di velocità del ramo principale del “getto polare”, che produrranno ondate di freddo sempre più frequenti fra Stati Uniti centro-orientali, l’Europa e l’Asia orientale.
Se da una parte le ondulazioni troposferiche riescono a costruire grandi “blocking” (anticicloni di blocco distesi lungo i meridiani che fanno da barriera al flusso delle correnti occidentali), specie tra nord Pacifico e Atlantico settentrionale, capaci di riversare importanti ondate di freddo verso le medie latitudini. Dall’altra (lungo i bordi occidentali di questi anticicloni di blocco, preferibilmente posizioni in mezzo gli oceani) si innescano imponenti avvezioni di aria decisamente più mite e umida che risalgono fino alle latitudini temperate, e alle volte fino a quelle sub-polari, generando brusche scaldate, con flussi di aria molto mite che arrivano a convergere fin sul mar Glaciale Artico, destabilizzando dall’interno il vortice polare troposferico, il quale di tutta risposta tenderà a smembrarsi in più “lobi” (vortici depressionari colmi di aria molto gelida a tutte le quote) pronti ad andare alla deriva verso latitudini più meridionali (influenzando da vicino le condizioni meteorologiche sulle medie latitudini con frequenti ondate di freddo).
Queste dinamiche innescano una sorta di circolo vizioso, all’origine di questa severa recrudescenza dell’inverno lungo le medie latitudini, mentre sulla regione artica (oltre il circolo polare) la convergenza di masse d’aria decisamente più miti dalle latitudini sub-tropicali, che cavalcano il bordo ascendente delle famose “onde di Rossby” (particolarmente slanciate sopra gli oceani), in lenta evoluzione da ovest verso est, depone a favore per un pattern atmosferico anticiclonico che mantiene il campo termico su valori ben al di sopra della norma per il periodo. Eloquente l’immagine accanto in cui si può osservare il “lobo europeo” del vortice polare in azione fra la Finlandia e la Carelia.
Questo particolare schema circolatorio, oggi dettato dall’affondo diretto del “lobo europeo” del vortice polare, nei prossimi giorni produrrà quell’importante manovra barica in grado di aprire un esteso “canale di aria gelida”, artica marittima “continentalizzata” nei bassi strati, che dalla Finlandia e dal Golfo di Botnia si verserà di gran carriera verso i bassopiani dell’Europa centro-orientale, dalla pianura Danubiana all’Ucraina, salvo poi invadere il bacino centrale del Mediterraneo attraverso la porta delle Alpi Dinariche, con forti venti di grecale e tramontana che umidificandosi sopra il mar Adriatico e il basso Tirreno arrecheranno nevicate fin sulle coste adriatiche, e a bassissima quota fra Calabria e nord Sicilia, con accumuli abbondanti fino a quote collinari.