Si nota l'asse del vortice polare (colore blu) coricato fra la Russia e l'Europa
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Volgendo lo sguardo verso il medio-lungo termine notiamo che cominciano ad emergere segnali piuttosto incoraggianti, decisamente più consoni alla stagione invernale. Se non addirittura la possibilità di assistere, entro la seconda decade di Febbraio, ad un nuovo radicale cambio di circolazione sull’area europea, con possibili ondate di freddo, di matrice continentale, in grado di penetrare fin sul bacino centrale del Mediterraneo, interessando più direttamente ampie aree della nostra penisola. Il vortice polare in questi giorni sta vivendo un periodo di crisi, accentuato dal moderato “stratwarming” che nelle scorse settimane si è attivato fra l’est della Siberia, l’Alaska e l’Arcipelago Artico canadese.
Questo considerevole riscaldamento della stratosfera, attualmente ben evidente lungo la colonna stratosferica, sta contribuendo a mettere in crisi la circolazione legata al vortice polare, il quale presenta un assetto di tipo “displacement”. Nulla a che vedere con quello di tipo “split” visto che il nucleo del vortice polare stratosferico rimane unico e non frammentato. In questo caso il vortice polare si presenta leggermente fuori asse rispetto la sua posizione geografica ordinaria, con il proprio asse principale “coricato” fra l’ovest della Siberia e l’Europa, come ben evidenziato in stratosfera, a circa 30 hpa.
Nelle ultime due settimane si è potuto osservare come questo significativo riscaldamento della stratosfera, da settimane ben osservabile sopra l’Alaska, l’Arcipelago Artico canadese e soprattutto sull’est della Siberia, stia cominciando pian pianino a propagarsi alle quote inferiori, accompagnandosi ad una mutazione della circolazione atmosferica in sede artica già a partire dalla bassa stratosfera. L’inizio dell’inversione dei venti zonali artici, fra i 10 hpa e i 50 hpa, osservata non meno di qualche settimana fa, rappresenterebbe un primo segnale di propagazione di questo intenso riscaldamento fino al confine con la sottostante troposfera.
Ancora è presto per parlare di un deciso coinvolgimento della colonna troposferica, ma non si può escludere che questo possa realmente concretizzarsi nelle prossime settimane, favorendo un radicale cambiamento della circolazione atmosferica lungo tutta la regione artica, proprio in coincidenza con l’arrivo del mese di Febbraio che a questo punto potrebbe rappresentare un vero “spartiacque”. Se nelle prossime settimane gli effetti di questo “stratwarming” cominceranno a propagarsi anche nella parte più alta della troposfera il conseguente aumento del campo dei geopotenziale potrebbe favorire lo sviluppo sul mar Glaciale Artico di una imponente cellula anticiclonica, ben strutturata nell’alta troposfera, che a sua volta destabilizzerebbe la figura del vortice polare, la quale, di tutta risposta all’improvviso aumento dei geopotenziali in quota, rischierebbe di disintegrarsi in due o più “lobi” in movimento verso le medio-alte latitudini, fra l’Asia settentrionale, il nord America e l’Europa.
Se ciò si venisse a realizzare la persistente crisi del vortice polare troposferico potrebbe spalancare le porte ad una nuova fase climatica, caratterizzata da una recrudescenza dell’inverno lungo le medie latitudini del vecchio continente, con ondate di gelo dirette verso l’Europa centro-orientale, mentre sulla regione artica (oltre il circolo polare) la convergenza di masse d’aria decisamente più miti dalle latitudini sub-tropicali, che cavalcano il bordo ascendente delle famose “onde di Rossby” (particolarmente slanciate sopra gli oceani), in lenta evoluzione da ovest verso est, depone a favore per un pattern atmosferico anticiclonico che mantiene il campo termico su valori ben al di sopra della norma per il periodo.