Nei giorni scorsi, parlando dell’imminente tracollo degli indici “AO” e “NAO” avevamo anticipato le possibili ripercussioni che potrebbero comportare sulla circolazione sinottica sull’area euro-mediterranea, con una conseguente recrudescenza invernale su buona parte del vecchio continente, proprio a cavallo fra la seconda e la terza decade di Gennaio. Oggi anche i principali centri di calcolo internazionale iniziano a vedere un simile scenario, con un vortice polare sempre più in crisi, soprattutto in sede troposferica, per i grandi flussi di calore apportati convogliati dai grandi anticicloni oceanici del Pacifico settentrionale e del nord Atlantico. Come prefigurano le ultime elaborazioni delle simulazioni numeriche ad inizio settimana il “lobo europeo” del vortice polare troposferico si fionderà sulle Isole Britanniche, mar di Norvegia e Scandinavia, propagando i propri gelidi tentacoli fino al cuore del vecchio continente, in maniera anche alquanto brusca. Del resto anche sulla breve scadenza tutti i modelli matematici evidenziano l’affondo di uno dei“lobi” principali del vortice polare fra Scandinavia e Europa centrale, con lo slittamento fin verso le medie latitudini europee della vasta e profonda circolazione depressionaria, interamente riempita di aria gelida, d’estrazione artica, nella media troposfera (valori sui -40°C a 500 hpa).
Difatti la profonda depressione extratropicale a carattere freddo che domani si andrà a posizionare a ridosso delle coste scozzesi occidentali, con un minimo barico al suolo pronto a scendere al di sotto dei 968 hpa, e un nucleo di aria molto fredda artica marittima a 500 hpa, altro non è che il “lobo europeo” del vortice polare che si preparerà a portare nuove ondate di freddo, ma soprattutto tanta neve fresca, in gran parte del continente, dalle Isole Britanniche fino ai Balcani e ai paesi dell’est Europa. Questa volta a mandarlo in crisi sarà un imminente “forcing” troposferico sul Pacifico settentrionale da parte del robusto anticiclone delle Aleutine (quello che regola il campo barico sul Pacifico settentrionale), che stimolato da una intensa risalita di aria particolarmente mite dalle latitudini sub-tropicali oceaniche (rimonta calda sub-tropicale marittima) verso il Canada occidentale e i territori dello Yukon, riuscirà ad estendere un promontorio stabilizzante fino all’area artica, sul mare di Beaufort, andando così a ledere il vortice polare sin dentro casa.
L’importante rimonta sub-tropicale, che darà origine al possente “forcing”, si realizzerà anche per merito dell’approfondimento di una importante circolazione depressionaria che si posizionerà poco a sud-ovest delle Aleutine. La risalita di masse d’aria molto miti e umide dalle latitudini sub-tropicali favorirà l’alimentazione di un importante promontorio anticiclonico di blocco che dal Pacifico settentrionale si estenderà fino al Canada occidentale, con il conseguente afflusso di aria mite sino al mar Glaciale Artico che intaccherà il vortice polare, favorendo in seguito una sua frantumazione. Ciò contribuirà a determinare una ampia ondulazione del “getto polare”, in senso oraria, che a sua volta incentiverà l’insorgenza del cosiddetto “blocking” sul Pacifico settentrionale, ben strutturato nella media-alta troposfera.
Insomma si presuppone un attacco in grande stile da parte del famoso anticiclone aleutinico che troppo spesso ha condizionato l’evoluzione della stagione invernale in tutto l’emisfero boreale. Anche stavolta bisogna notare come lo sviluppo del promontorio anticiclonico di blocco, sul nord Pacifico, sia fondamentale per generare notevoli apporti di calore in piena aria artica. A questi flussi di calore nella troposfera se ne aggiungono altri, ma in sede stratosferica, dettati dallo “Stratwarming”. Già in questi giorni si sta iniziando a registrate un importante riscaldamento della stratosfera in sede artica che dovrebbe instabilizzare anche il vortice polare stratosferico. L’aria calda presente nella stratosfera in seguito, riversandosi nella troposfera, favorirà un aumento dei depotenziali agevolando la formazione di un solido campo anticiclonico sopra il mar Glaciale Artico che scaccerà il vortice polare dai suoi territori di origine, costringendolo a propagarsi con i propri elementi gelidi verso latitudini più meridionali, fra nord-America, Asia e Europa. Entro i prossimi 7-10 giorni, grazie al possente “forcing” aleutinico e allo “Stratwarming”, il vortice polare, ormai in piena crisi, sarà costretto a dividersi in almeno tre grandi lobi principali che si attesteranno, rispettivamente, tra l’area canada-groenlandese, l’estremo oriente siberiano e nel cuore della Russia europea, causando dei sensibili raffreddamenti nelle suddette aree per lo scivolamento dei nuclei di aria gelida di diretta estrazione polare (dalla Calotta Artica).
Particolarmente importante sarà l’intenso raffreddamento che investirà buona parte del comparto europeo e l’area scandinava, dove si isolerà una prima laguna di aria molto fredda, pronta a fiondarsi in un secondo momento verso il cuore del vecchio continente, interessando da vicino anche il bacino centrale del mar Mediterraneo. Entro il prossimo fine settimana, dopo aver “avvettato” un primo nucleo di aria artica marittima verso le Isole Britanniche, il mar del Nord e l’Europa centrale, il “lobo europeo” del vortice polare, scivolando ulteriormente di latitudine, si dovrebbe posizionare con il proprio centro di massa fra la Germania, la Polonia, la Slovacchia e l’Ucraina, con un profondo vortice ciclonico supportata in quota da un nocciolo particolarmente gelido, caratterizzato da isoterme sotto i -35°C alla quota di 500 hpa e da gepotenziali molto bassi, capaci di scendere al di sotto dei 500-490 Dam (nella media troposfera). Quanto basta per apportare un sensibile raffreddamento e un po’ di neve fra le Isole Britanniche, l’area scandinava e quella della Mitteleuropea, dove per la prima volta, dall’inizio dell’anno, si apriranno finalmente le porte dell’Artico.
La profonda area ciclonica, che rappresenta uno dei grandi lobi del vortice polare ben strutturato in quota con l’annesso nocciolo gelido sui -35°C a 500 hpa, nel corso dell’ultima parte della seconda decade di Gennaio, traslerà molto lentamente verso levante, favorendo al contempo la discesa di un primo fiume di aria molto fredda che dalla Scandinavia si fionderà sull’Europa centrale, investendo in seguito anche la Polonia e i paesi dell’Europa centro-orientale e Balcani, tramite freddi venti da N-NO e Nord. Al momento le Isole Britanniche, Francia orientale, Belgio, Olanda, la Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Germania, Polonia, Repubbliche Baltiche, Bielorussia e Repubblica Ceca, saranno le prime nazione ad essere interessate dal notevole abbassamento dei valori termici, che si porteranno su valori anche negativi.
Ma il freddo, entro il prossimo weekend, lo si percepirà molto bene, oltre che sull’Italia anche su tutta l’Europa centrale, sull’area danubiana, e sui Balcani, dove peraltro arriveranno pure nevicate fino a quote molto basse. Le gelide correnti settentrionali che scivolano lungo il ramo discendente della saccatura artica, in allontanamento verso l’Europa centro-orientale, daranno luogo anche a delle nevicate, in genere di debole e moderata intensità, che interesseranno un po’ tutti gli stati europei. La neve si vedrà pure nell’area balcanica. Le fredde correnti artiche, entro la fine di Novembre, dopo aver invaso la regione danubiana e i Balcani, dovrebbero tracimare anche sul bacino centrale del mar Mediterraneo, dove l’ingresso delle fredde correnti, di origine polare continentale nei bassi strati e più propriamente artica in quota, potrebbe determinare un autentico tracollo dei valori termici, oltre che al ritorno della neve fino a quote particolarmente basse su Alpi e Appennini e su gran parte delle nostre regioni, dove finalmente l’inverno tornerà a farla da padrone dopo un lungo periodo condizionato dal mite flusso proveniente dal medio Atlantico.